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pastaMa dai, ma pure voi!
Ma che cosa vi aspettavate da una azienda che da sempre confeziona la pasta in rigide scatole spigolose, buone soltanto ad essere riciclate come contenitore per il trasporto sicuro delle uova fresche della comare di Antonimina? Non ricordate che è quell’azienda che a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 se ne uscì con un catalogo raccolta punti che per essere completato costringeva a comprare TUTTI i suoi prodotti perché bisognava collezionare altrettanti tagliandi di controllo e le casalinghe, antesignane, puntidipendenti dell’epoca riempivano carrelli della spesa di spighe, farfalle e mulini di tutti i modelli? Non ricordate più che è stata proprio questa azienda ad aprire la via delle raccolte punti? E avete mai pensato a cosa sia in verità una raccolta punti? Un’azione molto diseducativa, che abitua a prendere una cosa che non necessita, con l’obiettivo di ottenerne un’altra. Non obiettivi chiari, dunque, ma obiettivi deviati. E dai regali-regali, siamo pian piano passati ai regali-acquisti. Se raccolgo punti, al supermercato per esempio, e voglio prendere in regalo un ferro da stiro con caldaia dovrò, non soltanto raccogliere 12.000 punti, cioè aver speso 1.200 euro di spesa, ma dovrò anche dare un contributo di 70,00: praticamente, farei prima a comprare direttamente il ferro da stiro, scegliendo da me caratteristiche e marca.
Questa è l’azienda che ci ha fatto credere che da grandi avremmo avuto una grande casa in campagna con una grande ruota, che ci saremmo svegliati ogni mattina col cinguettìo degli uccelli; che avremmo avuto almeno due ore per fare colazione abbondante; che i nostri figli sarebbero andati a scuola sapendo già suonare i flauti; che a pranzo saremmo tornati tutti a casa, laddove la penna rigata si tuffava, puntuale, nell’acqua bollente; che a merenda sui tegolini non ci sarebbero stati i gatti ma i ghirigori di cioccolato; che a cena saremmo stati tutti sorridenti anche davanti ad un sugo pronto in barattolo.
Non dovevamo forse conoscerlo già il signor Guido (o chi per lui) e sapere di che pasta è fatto? E non stupirci più di tanto…
Sapete, invece chi mi stupisce? L’altro signore, Lucio. Eh, furbastro d’un gragnanese! Subito colta la palla al balzo e vai di slides sul binomio pasta-famiglia “politically correct” . Ecco, la Barilla non la compravo prima, non mi sta simpatica, così a pelle… La Garofalo ha cominciato a non soddisfarmi più da qualche tempo: non ha più quella bella trafilatura al bronzo che ti fa sentire il ruvido farinoso al tatto, vedere il colore “di casa” biancastro invece che giallognolo, e spesso non rimane al dente. Non sarà mica che come me, tanti non la stanno comprando più ed il signor Lucio ha capito che questo è il momento giusto per farci…buttare la pasta?

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