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foto (32)Nel lontano 1998, ad un certo punto, mi venne una voglia irrefrenabile di andare in America. Volevo andare a toccare con mano il fatto che lì “i coccodrilli vengon fuori dalla doccia, che le informazioni meteo sono prese pari pari dalla Bibbia”. Quasi mi vergognavo alla domanda “non dirmi che non ci sei stata mai, che non vorresti esserci nata mai, che preferisci rimanere solo qui nella provincia denuclearizzata?”. Se lo avessi avuto tra le mani, non so cosa avrei potuto dire e fare a Samuele Bersani! O forse lo so. Gli avrei detto: “senti, strafigo, parliamone. Fammi vedere ‘sti coccodrilli, andiamo quando vuoi. Io porto la Bibbia.” E lo ascoltavo, lo ascoltavo. Le ascoltavo tutte, le ho sempre ascoltate tutte e mi piacevano sempre, tutte.
Così tanto che una volta a Napoli, in viaggio di lavoro con colleghi-amici sacrificammo una serata di pizza per andare al teatro Augusteo a vederlo in concerto. Bello e soprattutto bravo che era.
Bello e soprattutto bravo che è. Anche in questo ultimo lavoro uscito da poco, dal titolo “Nuvola numero nove”. Dentro c’è En e Xanax, brano che ha spopolato in quelle orecchie particolarmente sensibili che hanno riconosciuto subito il titolo. Seconda traccia dell’album che gira nelle mie cuffiette dai giorni del concerto cui ho assistito due settimane fa, e che mi accompagna nell’andare quotidiano e soprattutto quando vado a far la spesa al mercato.
La prima volta che ci incontreremo ancora, non avrò la colpa di lasciarti andare via da sola, ed ora tra le pagine c’è un nuovo segnalibro, un cerchio nero sopra al calendario del destino” mi cantava nelle orecchie Samuele l’altro giorno mentre camminavo a ritmo di samba e avevo intenzione di comprare frutta e verdure “La prima volta che ci rivedremo, allora ti farò capire quanto so aspettare una persona, non è da me tenere sulle spalle un paracadute, quando sto al settimo cielo con ali nuove”. Stoppo la musica, sono arrivata al banco di Dino Conta, il mio ortofruttiverdurivendolo di fiducia, “dove Conta mangiar bene”. Quanto ben di Dio! Che colori e che profumi! Verdure per insalatone estive: osservo e poi chiedo: “Buongiorno, Dino! Comincia a sentirsi il caldo e c’è voglia di cibarsi di cose fresche!”
“Ciao, Mara. Che bello vederti!”
“Dino, facciamo l’insalatona, dai. Dammi lattuga, iceberg, radicchio, pomodori e pomodorini, carote, sedano, indivia belga, rucola, zenzero, riccia, fagiolini, cetrioli, e altro che dici tu. E, ti raccomando, segnalami le cose che vengono dal tuo orto.”
“Mara, allora, ascoltami. Tranne indivia e zenzero, le altre verdure sono tutte del mio orto. Vedessi che bello!” Quando Dino parla del suo orto i suoi occhi si accendono come stelle, brillano. E per ogni ortaggio ti comincia a dire come sono disposte le piantine, se in serra o fuori serra, l’allineamento orizzontale se la pianta è di bassa taglia, e verticale se la pianta cresce in altezza, come i fagiolini. Ti racconta con quale cura e amore ogni mattina va a vedere quali miracoli ha portato la notte, un nuovo getto, una nuova gemma, un nuovo frutto; e poi il pomeriggio, di ritorno dal mercato, va a vedere come stanno, quanta sete hanno, per poi tornare all’imbrunire per dare l’acqua. E come si arrabbia quando scopre lumache, formiche o afidi che infestano le piante! Gliene dice di tutti i colori! A me vien da ridere per il suo fervore, ma la cosa è seria, è a rischio tutto il lavoro e la dedizione che ci ha messo.
Mentre mi racconta del suo orto, prepara i sacchetti con dentro le verdure per l’insalatona. Sto per pagare quando gli occhi mi vanno su una cassettina un po’ nascosta, dietro le ciliegie. Che spettacolo! Ci sono un paio di mazzetti di lavanda fresca, raccolta da poco, dal viola vivo e profumatissimo. “Dino, e quella? Che te ne fai? Perché è nascosta? Non la vendi?”
“Oh, mais oui, madame! Est la lavande de Provence que je serai dans mon jardin! Certo che la vendo. E’ lavanda di Provenza che coltivo nel mio giardino. Ma la riservo per le migliori clienti. Come te. La vuoi?”
“ E come rifiutare la lavan’Dino? Dammi un mazzetto che me l’appendo in casa come profuma ambiente!”
“Si, ma aspetta prima di appenderla a testa in giù. Per oggi lasciala così, che ancora è fresca. Poi, quando seccherà, potrai farne ciò che vuoi: sacchetti per cassetti, ramettini profumati rilassanti, metterla dentro il sapone liquido, vedi tu. Ecco a te, hai tutto, puoi andare.”
Ringrazio Dino, prendo le mie cose, dedico le migliori cure al mazzetto di lavanda e vado. Riattacco la musica, penso all’insalatona che ho in cuore di preparare e al posto dove metterò la lavanda profumata, e Bersani riprende: “E sai che cosa direi? Che io senza di te ho l’aria di un fiammifero nel vento. E tu che cosa dirai? Nel nostro caso non c’è risposta più chiassosa del silenzio.” Infatti, Samuele, non ti dico niente.

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