Commenti a bruciapelo dopo la visione di Anime Nere.
Non è un film, è un documentario.
Luciano è un grande.
Un’unica profonda delusione: i brindisi si fanno con la rima!
Dopo qualche ora, dopo la “digestione”…
Non è corretto fare un parallelo diretto tra film e libro.
Fuori dalla discussione il libro, io dico che il film racconta vicende reali tanto da farmi affermare che mi è sembrato, a me che sono calabrese locridea, un docufilm: non ditemi che non esiste tutto ciò che si vede fino a prima della vicenda finale. Non ditemi che non esistono i matrimoni combinati tra famiglie “amiche”. Sorvolo sulla tarantella, ma la frase di Luciano è emblematica: a finimmu i fari sti tarantelli?
Non ditemi che non esistono i familiari compiacenti dei regali costosi: se ad una madre anziana può “non servire” un collier di diamanti (fino al giorno delle nozze di Leo e Lucia, magari), ad una sorella o cognata giovane fa piacere ricevere un anelllo particolare. Non ditemi che quando vediamo le scarpe con l’acca di Swarovski non leggiamo contemporaneamente la carta d’identità…Esiste persino il maresciallo dei carabinieri che interpreta se stesso.
Non ditemi che il trattamento che nella realtà viene riservato alle forze di polizia non è quello che abbiamo visto nel film. Non c’entra niente la presenza dello Stato. Lo Stato si fa assente quando consente che una scuola elementare dismessa venga violata, prima con l’abbandono dei locali e delle suppellettili, poi con l’utilizzo come base di affari del Male. E non mi pare lontano un periodo estivo in cui leggevo (non ricordo dove di preciso) qualcuno che si lamentava che invece di esser lasciato in pace ad andare al mare veniva fermato dalla Polizia per un controllo. Ai calabresi le regole non piacciono. Un esempio lampante. L’ultima volta che mi sono trovata in aeroporto, volo per la Calabria dal Nord, ad un passeggero ai controlli di sicurezza è stato chiesto di lasciare la bottiglietta piena di profumo che aveva nel bagaglio a mano e poi di togliersi le scarpe perchè suonava l’allarme. Normali controlli cui tutti siamo sottoposti. Ebbene, il signore il questione ha iniziato a bestemmiare Gesù morto e vivo e l’aeroporto di Cristo… Devo dirlo che mi sono vergognata io per quel calabrese?
Le donne nel film: hanno il ruolo di fimmini di casa, mamme e mogli: cucinano, comprendono i propri figli (ma non li proteggono), li piangono, pregano e vanno ai funerali. Tranne la moglie di Rocco che è stordita, non comprende; protetta dal marito a tal punto che la cognata le dice: cu to’ maritu non ci parri?
Cosa vogliamo dire delle case? Sono esattamente così: non finite ma coi salotti coi “caraciomboli” dorati e tutto il resto…
Le auto, ma le auto le avete viste? Un parco auto “normale”.
Luoghi comuni? Non mi pare.
La vicenda finale è il vero messaggio che il film, e Gioacchino Criaco per primo, vogliono lanciare: non se ne viene fuori se la rivoluzione non parte da dentro, se il rifiuto non comincia da dentro!
Questo bisogna rimarcare, questo spero che comprendano tutti, tutto il pubblico che in questi giorni sta vedendo il film. A Locri stanno venendo da tutta la Locride per vederlo, le strade intorno al cinema sono intasate di auto. La speranza è che non resti soltanto un’occasione di quelle che descriveva Andy Warhol: 15 minuti di celebrità.
E fatemi sapere se sbaglio, grazie!
PS: credo che per un pò non mangerò carne di capra.
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