Pubblicato su Corriere Locride, a questo link.
Oh caro Michele Salvemini in arte Caparezza,
ti ho visto proprio ieri tra i finalisti del premio Targa Tenco 2014, nella sezione Album dell’anno, con il tuo ultimo lavoro, Museica.
Oh caro Michele Salvemini in arte Caparezza,
lo so che il nome dell’album deriva dal nome di un dipinto di Domenico dell’Osso, e che tu hai voluto racchiuderci dentro il tuo album numero sei, ed anche il legame con l’arte; ma devo confessarti che la prima volta che ho letto “Museica” mi è venuta in mente quella cosa dimagrante con il tizio inquietante su ogni confezione.
Oh caro Michele Salvemini in arte Caparezza,
devo dirti, però, che i signori che decidono i finalisti del premio Tenco non sono stati originali. E sai perché? Perché dentro me tu avevi già la nomination per essere il vincitore dell’Album dell’anno. Anzi, per me lo hai già vinto senza attendere il 6 dicembre, quando i giornalisti giurati decreteranno il vincitore.. Lo avevi vinto quando mi sei scoppiato dentro le emozioni cerebrali cantandomi “Non me lo posso permettere, te lo dico a chiare lettere, non me lo posso permettere e quindi ti dico di no”. Lo avevi vinto quando la radio mi ha segnato le ore ripetendomi “E’ tardi, è tardi, è troppo tardi ma non mi fermerò”. E anche quando ancora oggi mi conferma “Vado dagli Appennini alle Ande, nello zaino i miei pennini e le carte, dormo nella tenda come uno scout, scrivo appunti in un diario senza web e layout”.
Oh caro Michele Salvemini in arte Caparezza,
capisci, allora? Tu non hai fatto un album di canzoni. Tu hai fatto una vera e propria opera d’arte. Nelle parole, nella musica, nei video che l’accompagnano, nel legame stesso con l’arte. E’ una visita guidata dentro il museo, anzi, dentro il Museica: con Van Gogh, con Goya, con Bacon, con Giotto, con Malevic, e tutti gli altri. Proprio non potevi farmi regalo migliore!
Oh caro Michele Salvemini in arte Caparezza,
forse qualcuno risentirà del fatto che io non parteggi per il mio conterraneo Brunori, anch’egli finalista nella stessa sezione del Premio Tenco, ma che vuoi farci? Tu, Michele Salvemini in arte Caparezza, mi ha fatto suonare le corde dell’anima. Tu mi hai fatto sentire la piena sincronia. Prenditi, dunque, il mio premio per il Migliore Album dell’anno, nascondimi dentro la tua capa rezza e portami con te in tournèe.
Perché, sai, oh caro Michele Salvemini in arte Caparezza,
non è tanto questione di conterraneità, quanto questione di contemporaneità.
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