Pubblicato su Corriere Locride a questo link.
Oh caro Babbo Natale che siamo pronti ad aspettarti,
ogni anno crescono i dubbi e le incertezze sulla tua venuta, ma tutti quanti, per iscritto o in parola, una letterina te la mandiamo sempre e comunque. Anche solo per chiederti qualcosa che assomiglia più ad un desiderio inesauribile che ad un bisogno effettivo. Chè, devi sapere, quasi non distinguiamo più ciò che ci necessita da ciò che sta nei desideri più reconditi: ci rimane difficile stabilire se abbiamo necessità di farina di grano oppure desideriamo farina di farro o di kamut.
Oh caro Babbo Natale che siamo pronti ad aspettarti,
credo che quest’anno troverai letterine con contenuti insoliti. Qualche giorno fa lo ha detto anche un sondaggio di un famoso Istituto, uno di quelli che fanno domande e poi sulle risposte riflettono fino allo sfinimento; uno di quelli che ti telefona nel-bel-mezzo-di e ti dice “la disturbo solo per qualche minuto”. In cima troverai scritte richieste di alimentari, troverai scritte richieste di abbigliamento, e poi a seguire libri (sempre di cibo trattasi, per la mente), elettrodomestici (il caro frigorifero resiste ancora)…fino ad arrivare giù dove stanno le richieste di vacanze, come se si avesse voglia di stare sempre più immobili e inscritti nel proprio cerchio.
Oh caro Babbo Natale che siamo pronti ad aspettarti,
c’è poi, ancora persiste e diventa pregnante, irrinunciabile e quanto mai urgente, il desiderio di pace. Così banale e così fondamentale. Già, non c’è ancora pace su questa terra. In nessun territorio. Che sia grande o piccolo, un conflitto c’è sempre e dappertutto. Dalla più piccola “cellula della società ” fino alle Istituzioni e oltre, giungendo agli Stati che non riescono a dialogare.
Oh caro Babbo Natale che siamo pronti ad aspettarti,
ormai lo hai capito: non sappiamo dialogare, non sappiamo parlarci più. Usiamo parole a casaccio senza misurarle; facciamo a meno dei tempi e dei modi dei verbi: futuro e condizionale sono un miraggio, diamo spazio solo al presente; abbiamo anche deciso che della punteggiatura possiamo farne a meno e della costruzione della frase ce ne infischiamo abbondantemente. Dobbiamo dire cose importanti? Lasciamo le frasi a metà, sospese, e pretendiamo che i nostri interlocutori comprendano in modalità “automatica” ció che dovremmo dire noi. Va da sé che spesso nascano incomprensioni.
Oh caro Babbo Natale che siamo pronti ad aspettarti,
ti chiedo, al dunque, di portare a tutti, accanto ai doni che ti abbiamo chiesto, un bonus per il ritiro di del kit “ComunichiAmo” contenente parole buone, segni di punteggiatura amici, grammatica da masticare e termine cui portare un discorso. Ai primi sette miliardi, potresti anche aggiungere una buona dose di capacità di ascolto. Sai che bel regalo?!
Perché, vedi oh caro Babbo Natale che siamo pronti ad aspettarti, non è tanto questione di avere un presente quanto questione di avere un dono.
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