0 Flares Filament.io 0 Flares ×

gnoccodinoHo faticato un po’ ma alla fine ce l’ho fatta. Sono riuscita a trasferire la musica dai cd al mio iPod. Finalmente! Così potrò avere la mia musica sempre, quando e dove voglio. Ho trasferito qualche album, non tutti, la memoria libera non era tanta, devo decidermi un giorno o l’altro a fare un po’ di selezione. Ma mi risulta difficile: ogni brano, ogni artista mi lega ad un ricordo, ad una sensazione, a qualche emozione. Dunque, ho scelto qualcuno e rinunciato a qualche altro. Non ho assolutamente rinunciato a Cosmopolitana Mama di Fabio Macagnino. L’archicantautore meriterebbe di esser molto più conosciuto, la sua musica e le sue parole sono una culla che accompagnano in viaggi della mente, tra una trance e una candalìa. Che mi trascina, mentre cammino: un fremito di “E l’attra sira la zzafrata si nda jìu pemmu m’abballa cu ‘nu bellu zzafratuni ch’era bellu com’o suli…” per poi rientrare in me, respirare profondamente e proseguire “Carma ‘nci voli, e candalìa, calma ci vuole, ci vuole carma…”, e continuare ad andare, passo dopo passo, passo su passo. E braccia. Camminare con le braccia.

L’altra mattina mi sono svegliata tardi, ho aperto gli occhi alle 9.02. Non credevo alle lancette! Non poteva essere. Il senso di colpa della svegliatarda stava per assalirmi. Sapete cos’è, vero? Tante donne lo sanno, ne sono certa. Forse anche qualche uomo lo sa. Ditelo! C’era un inaspettato cielo azzurro, il sole alto. Dopo tante giornate grigie e fredde, finalmente si poteva uscire senza ombrello.  Non era passata un’ora, che ero fuori. Girare le chiavi nella toppa e chiudere casa equivale ad accendere l’iPod. E sia! Sono fuori, al sole, cammino e mi dirigo verso il mercato. Le mie orecchie sono subito accarezzate dalle note di Fabio (si, io lo conosco personalmente e lo chiamo Fabio, come uno di famiglia): “Cosmopolitana mama, internazionale carovana, calabrese diorama, universale musica italiana, chamaleontic underground, thisi is only Jasmine Coast Sound…”. Mi dirigo dritta al tendone giallo del mio ortolano di fiducia: Dino Conta. Chissà cosa avrà da propormi oggi! Già da lontano si distinguono i colori degli ortaggi ordinati in scala, e i formaggi esposti con cura e attenzione all’igiene. Già vorrei portarmi via tutto. Cerco Dino con lo sguardo, non lo trovo, non lo vedo. E te credo! Sta seduto comodamente su una sedia nascosto dietro la “collina” di broccoli e sta leggendo Nutrirsi con Bio, la rivista che non può mancare tra le mani di un esperto di settore come Dino.

“Buongiorno, Dino” – stacco la musica e gli parlo – “Se vuoi qualcosa di Bio, ti posso dare la mia musica di oggi. E’ tutta Bio. Così Bio che il cantante è Bio nel nome. Si chiama Fa-Bio.”

“Ciao, Mara. Allora poi me la passi. Guarda qua – mi porge la rivista nella pagina dove stava leggendo – , leggi un po’, c’è un articolo che ti può interessare, scritto dall’ipotetica candidata a presidente di Slow Food. Leggilo, è molto interessante.”

Leggo: Prendete del pane di Platì o di Canolo; della pasta di casa, filata a mano da una mamma/zia/nonna con farina di grano delle campagne distese tra il mare e la montagna; delle patate aspromontane. Disponete il tutto alla base, come primo gradino. Sopra, poggiate poi melanzane, peperoni, pomodori, cetrioli, lattughe, broccoli, sedano, prezzemolo, arance, mandarini, limoni, pompelmi, prugne, albicocche, mele, pere, uva, provenienti dagli orti che vanno dalla Vallata dello Stilaro fino all’Area Grecanica. Sopra questi, posizionate poi latte di mucca, latte di capra, latte d’asina, formaggio pecorino e misto di San Luca o di Staiti o di Samo, caciocavallo di Ciminà, ricotta di Antonimina. Ancora sopra mettete carne “della vitellina di compare Tizio che ha macellato ieri e che ha cresciuto lui”; soppressata di San Giovanni di Gerace; salsicce, capicolli, pancette di un paese interno qualsiasi (sono tutte squisite!); pesce azzurro dello Jonio; stocco di Mammola; pollo dell’aia della comare Sempronia; legumi vari dai campi e dagli orti di cui sopra.

Infine, all’ultimo gradino ponete olio d’oliva di Gerace o di Martone o di un uliveto di vostra coltura; nacatole, sgute, san martine di dove-volete-voi; pezzo duro di Gioiosa Jonica; granite e brioss del bar che più “ve gusta”; pasticceria secca, pasticceria fresca, gelati di dove-sapete; qualche bottiglia di vino Greco o Mantonico di Bianco e di vino rosso di Bivongi.

Ecco pronta la Piramide Alimentare della Locride! I cibi che mangiamo ogni giorno, gli elementi nutrizionali che assumiamo con la nostra dieta: mediterranea. Ora, l’UNESCO ha dichiarato la Dieta Mediterranea “patrimonio culturale immateriale dell’umanità”. Mi viene in mente che il filosofo Ludwig Feuerbach diceva che “noi siamo ciò che mangiamo”. Quindi, presto detto: noi Locridei, mangiando gli alimenti di questa Dieta Mediterranea, siamo patrimonio culturale immateriale dell’umanità! Chi l’avrebbe mai detto! E spendiamolo ‘sto patrimonio!

“Hai ragione, Dino, bell’articolo! Conosco bene tutto ciò di cui ha scritto e posso dirti che lì è tutto “bio” così “bio” che non c’è bisogno di scriverlo sulle etichette, è “bio” a prescindere. Ora m’è venuta un’idea per oggi. Senti, non avrai la patate aspromontane, ma siccome m’è venuta voglia di fare gli gnocchi, dammi tu delle patate adatte e buone.”

“Ecco, Mara, non ho le patate aspromontane ma ti consiglio queste, a pasta gialla, coltivate in alta Val di Susa, nei prati delle frazioni di Oulx, non so dirti di preciso se a Villard oppure a Beaulard, sulla Dora di Bardonecchia a 1.175 metri d’altezza.  Provale e poi mi dirai”

Prendo le patate, le metto nel sacchetto, pago e saluto Dino, gli auguro buona lettura e mi dirigo verso casa. Penso che ora andrò a bollire le patate, poi le passerò nello schiacciapatate, e le impasterò con sale, un uovo, farina “al tocco”, mi regolo toccando l’impasto; poi farò delle stringhe, le taglierò a tocchettini e li farò scivolare sul rotola-gnocchi di legno. E saranno pronti.

Penso al mio mare, alla Jasmine Coast e nelle orecchie ancora il Fa-Bio: “…di lu suli, di lu mari, di l’amuri nci vorria, nu pocu i zzuccaru e nu pocu di paroli ‘ntiingiuti ‘nta li focu, ‘nta lu meli e a pocu a pocu ‘u mi sumbeni, ‘nta lu cori mu mi veni na canzuni duci duci… duci duci comu a ttia.”

0 Flares Twitter 0 Facebook 0 Google+ 0 Pin It Share 0 Filament.io 0 Flares ×
Share