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pistacchio Pistacia_vera_KermanChe estate atroce!
Così esordiva la ragazza appena salita sull’autobus che si dirigeva verso la città capoluogo. Accadeva molti anni fa questo episodio, ma quella espressione mi è rimasta appiccicata come uno di quegli aforismi di autori famosi. E che estate atroce, questa qui! E’ inutile che dite di no, questo caldo qui non si era mai visto, né sentito! Non così a lungo. Non c’è frigorifero aperto che ti possa dare un po’ d’aria fresca. Non c’è congelatore a pozzetto che ti possa contenere. Non c’è aria condizionata che basti: più ne hai e più ne vuoi.

Hai resistito per molte sere a stare in casa, chè sudavi così tanto che ti scocciavi anche a vestirti: ma chi me lo fa fare? Resto in casa in mutande e al diavolo i vestiti, i tacchi, il trucco, il parrucco e il reggiseno! Vi guardo dal balcone e, vinta dalla stanchezza, al massimo alle ventitré sarò crollata.

Fino a quando, presa da serate interessanti e interessate, ho vinto il caldo e…vestiti, tacchi, trucco, parrucco e reggiseno…sono uscita!

Chi vive al sud e chi il sud lo vive d’estate, vede nella granita a colazione una sorta di rito propiziatorio per la giornata che si apre. Io no. Io preferisco chiudere la giornata con una granita, che ti rinfresca sul far della notte, ti da un senso di relax, e ti concilia poi il sonno ristoratore.

Voi ce l’avete un gusto preferito? Caffè e panna, more e panna, fichi senza panna… scommetto! Io non so. A me piace assaggiarle tutte. Mi piace fare quello che quelli-che-ne-sanno chiamano “degustazioni”: cambio gusto per assaggiarle tutte. Ce ne sono alcune, però, che sono “preziose”, le puoi trovare solo in determinati giorni. Allora devi costruirti una sorta di agenda e fare: lunedì e martedì, pistacchio di Bronte i.g.p.; mercoledì giovedì e venerdì frutta di stagione, compreso il bergamotto; sabato e domenica mandorla tostata pizzuta d’Avola i.g.p., oppure nocciola tonda gentile.

Era domenica sera, eravamo in tre, post concerto serale in piazza, degustazione di mandorla tostata pizzuta d’Avola: notevole. Si sentiva il fruscio della brezza marina tra i mandorleti del Golfo di Noto, mentre le particelle di ghiaccio mi pervadevano il palato rinfrescandomi la linfa. Soddisfatta, sto per andare via, saluto il baristAmico e gli domando quando si può gustare la granita al pistacchio di Bronte. Lunedì e martedì, mi fa lui. Allora gli do appuntamento a “domani sera” e vado via col pensiero del domani sera. E penso al domani sera fino a quando arriva il domani sera.

A fine serata, dopo lo spettacolo in piazza dell’Estate Locrese, eravamo in tre,  puntuale mi siedo al tavolo e dico alla ragazza: “non farmi l’elenco, so già tutto. Per me, pistacchio.”  Ragazza: “Mi dispiace, è finita”. Un colpo al cuore, ed uno all’acquolina! Ma come? Mi avete detto domani sera, ed io sono venuta domani sera! Ed è finita??? Pazienza, per stasera prenderò ananas: buona. Sentivo le palme esotiche ma le vedevo trapiantate alle pendici dell’Etna, le particelle di ghiaccio sembravano lava incandescente. Insoddisfatta, sto per andare via, saluto il baristAmico e gli do appuntamento, di nuovo, per “domani sera” e mi raccomando con lui, gli dico che arriverò tardi, dopo il concerto serale, lasciami la granita al pistacchio… Mi assicura che lo farà e mi da appuntamento a domani sera.

Vado via col pensiero del domani sera. E penso al domani sera fino a quando arriva il domani sera.

A fine serata, dopo lo spettacolo, con le papille gustative grondanti, mi siedo al tavolo e attendo la ragazza, eravamo i soliti tre. Si avvicina timida, mi dice: non posso dirtelo io, te lo dice lui. Arriva lui, il baristAmico e con viso contrito mi fa: mi dispiace, è finita.

Ma come finita? Son due sere che mi dai bidone, baristAmico! Ti dico di tenermela da parte che vengo a tale ora e tu la finisci e mi dici pure: vedi quel tavolo da 15 persone? Hanno ordinato 10 al pistacchio.

E beh? E tu non gli potevi dire che ne avevi solo 7?

Mi dispiace, continua lui, l’ho rifatta per tre volte ed è sempre finita.

La pazienza stavolta fa fatica a farsi spazio, avrei dovuto alzarmi ed andar via, invece ho ripiegato su una granita al limone, giusto per digerire il rospo: dissetante. Vedevo i limoni fiammeggianti alle pendici dell’Etna, fumava di lava gialla che veniva giù fino a Bronte e sterminava intere piantagioni di pistacchio. Il pistacchio era finito, non c’era più, e con esso erano spariti pesti, granelle, gelati, granite, involtini, torte…

Mi sveglio di soprassalto, ho sete, vado in cucina, apro il frigorifero e prendo la bottiglia dell’acqua, mi ci attacco e tracanno. Ripongo la bottiglia e vedo sul ripiano dello sportello un vasetto di pesto di pistacchi. Non resisto, lo prendo, lo apro, ci infilo dentro un cucchiaino, ne prendo uno, lo metto in bocca e lo sciolgo piano piano piano: e chiudo gli occhi e vedo le piantagioni rigogliose alle pendici dell’Etna, e benedico chi ha inventato il pistacchio e penso alle teorie economiche sulla fidelizzazione dei clienti, sul trattamento dei clienti, sulle differenze tra clienti occasionali e  clienti fissi, e tutte quelle accortezze che si leggono sui libri di economia, marketing, psicologia del commercio,  e tutte quelle altre che si imparano sul campo con anni di esperienza.

Riapro gli occhi e mi dico: meno male che era solo un sogno in una notte di mezza estate, altrimenti ora qualcuno avrebbe perso una cliente! Anzi tre!

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