Mi sembrava un po’ campanilistico dirvi di un altro calabrese, dopo Voltarelli e Macagnino, ma proprio non posso resistere, no! Perché c’è un altro cantautore. Uno che ha molto successo nazionale, sta nelle classifiche anche se sembra di nicchia, ma è comunque seguito da un pubblico “selezionato”. Sembra una ditta, una società in accomandita semplice, ma non lo è: Brunori s.a.s. è uno, è Dario Brunori, classe ’77, proveniente da Guardia Piemontese, provincia di Cosenza non di Torino (non fate come Novi Ligure che non sta a Genova ma ad Alessandria). Le sue canzoni sono sottofondo musicale di parole che ti penetrano nelle ossa; non potevano mancare nel mio iPod. Così, da tempo tanto, anche lui spesso mi canta nelle orecchie.
Come l’altro giorno, quando sono uscita per andare al mercato a far la spesa. Camminavo lentamente, fiaccata dal caldo africano persistente e Brunori mi cantava la sua: “Rosa non piangere dai
anch’io mi voglio sposare è che senza un lavoro non si tira a campare. Devo prendere il treno per andare a Milano, a Torino, a Bologna insomma devo scappare, che qui in Calabria non c’è niente, proprio niente da fare c’è chi canta e chi conta e chi continua a pregare… Rosa tra un anno si sposa tra un anno si sposa, si sposa con me…”
Uh, quanta gente che c’è al mercato oggi! Sono sicuramente arrivati i turisti, nuovi e vecchi. Lo capisci da come si avvicinano ai banchi coi prodotti tipici del luogo, con voce impostata e accento “straniero” chiedono: “Questa quanto la fa al chilo?”, “E questa?”, “Me ne faccia tre etti, grazie!”, e via così. E mettono nei sacchetti salumi e formaggi, biscotti e dolcetti vari, con mandorle, con nocciole, con pistacchi, con o senza peperoncino, pomodori secchi, origano fresco di montagna; tutto ciò che servirà a far ricordare la vacanza attraverso i sapori e i profumi dei luoghi visitati.
Continuo a camminare, devo raggiungere il banco del mio ortolano di fiducia, Dino Conta, ma ancora non intravedo il suo tendone giallo, c’è troppa gente. Meno male che Brunori continua a cantare: “Tu pensa alle bomboniere e alla roba da mangiare ed avverti pure il prete che ti porterò all’altare.
Pace in terra gloria in cielo e sopra un velo, c’è la Madonna di Pompei, mi pare tale e quale a lei.
Rosa tra un mese si sposa, tra un mese si sposa e si sposa con me…”. Ed io cammino e mi guardo intorno e, nonostante la musica, mi arrivano le voci intorno. C’è gente che si saluta con caldi abbracci, non si vedono da un anno o forse più, e “quando siete arrivati?”, e “quanto state?” e “quando ripartite?” … Insomma, un disco rotto che suona ad ogni periodo vacanziero.
Finalmente scorgo il giallo del banco di Dino. Anche da lui c’è così tanta gente che ha dovuto mettere i numerini elimina-code. Allora anche io prendo un numero: 24, siamo al 19, ci son cinque clienti prima di me. Attendo e quando arriva al 23 stoppo la musica, ascolto ciò che mi accade accanto. La signora che sta servendo Dino è una signora ben vestita, che sembra che il caldo non la sfiori: non suda, capello in ordine, occhiali da sole che non si toglie neanche per parlare, borsa firmata, gioielli, profumatissima, mani curate. Ascolto il loro dialogo. Dino: “Signora, buongiorno, come mai da queste parti? Suo marito sta poco bene? Di solito viene lui a fare la spesa.”
Signora: “No, no, mio marito sta benissimo. Siamo usciti presto stamane a far delle commissioni insieme e adesso mi ha lasciata qui mentre è andato un attimo al Bancomat.”
Dino: “Oh, meglio così! Cosa le servo?”
La signora indica a Dino le cose che vorrebbe acquistare, di tutto, di più. Fa una spesona, così spesona che passa un quarto d’ora per servirla. Ha praticamente svaligiato il banco. Dentro di me penso: “E ora io cosa compro?”
Dino porge lo scontrino con il conto alla signora dicendo: “Fa quarantasette euro.”
Signora: “Si, aspettiamo un attimo che arrivi mio marito così la paga. Purtroppo io non ho contante dietro. Ha mica il POS lei?”
Dino: “No, signora, mi spiace, non serve a noi ortolani, il POS. Non si preoccupi, aspettiamo, così i sacchetti li prenderà suo marito. Ventiquattro, chi è ventiquattro?”
“Eccomi, sono io, Dino!”
“Ciao, Mara! Come stai?”
“E’ la frase d’esordio nel mondo che ho intorno. Tutto bene, ho una casa e sto lavorando ogni giorno…” canto.
E Dino, subito: “Mara, avevi Brunori nelle orecchie? Bello, vero? Anche a me piace. Lo ascolto spesso. La mia preferita è Kurt Cobain: “Vivere come volare ci si può riuscire soltanto poggiando su cose leggere. Del resto non si può ignorare la voce che dice che oltre le stelle c’è un posto migliore” – canta Dino.
“Stavo ascoltando Rosa, adesso.”dico.
“Bellissima! Storia simpatica quanto triste… Ma veniamo a noi, cosa ti do oggi, Mara?” dice.
“Dipende da cosa ti è rimasto, ho visto che quelli prima di me han preso un sacco di roba” dico.
“Eh, cara Mara, ma io ti ho già messo da parte alcune cose che ti possono piacere. Guarda.”
Apre il portellone del suo furgone, mi tira fuori tre cassette: una piena di pomodori, una con melanzane viola, zucchine, cetrioli e friggitelli, un’altra con enormi melanzane nere e peperoni tondi verdi. E fa: “Sono di tuo gradimento?” Si accorge subito che mi si sono illuminati gli occhi, che già sto pensando a cosa farne e mi dice: “Caponata siciliana, ci scommetto! Stai pensando alla caponata!”
“Oh Dino, certo che è vero che l’orto vuole l’uomo morto, ma anche la donna svenuta in cucina, vuole! Si, sicuramente sarà caponata con quelle grosse e nere. Ma devi darmi anche il sedano che lo devo tagliare e bollire, poi mi dai una bella cipolla grossa da soffriggere, le olive verdi che aggiungo tagliate a pezzetti. I capperi, lo zucchero e l’aceto balsamico li ho già. Sai che divertimento quando arriva il momento di fare l’agrodolce! Se sbagli dosaggio di aceto o di zucchero, salta il punto giusto e non lo recuperi più!” gli dico.
Prepara tutte le cose che mi deve dare, mi dice che mi porterà lui tutto a casa mentre va via, non potrei portarmi tre cassette di roba a piedi a casa, e pago.
Faccio per porgergli la mano per salutarlo e mi accorgo che la signora di prima è ancora lì in un angolo sotto il tendone ad attendere il marito. E dico a Dino: “Ma la signora ancora aspetta?”
“Oh Mara, vedi che andare al Bancomat è un impegno serio, che richiede tempo, fosse anche solo una chiacchierata via Whatsapp!” e mi schiaccia l’occhio.
“Oh Dino, vedi che sei proprio incorreggibile! Ciao!” e gli sgrano gli occhi.
Riaccendo la musica e me ne torno a casa, in attesa che Dino arrivi a portarmi gli ortaggi. Riprende Brunori: “…piuttosto dammi una spiegazione sulla partecipazione, ci deve esse un errore ci hanno scritto un altro nome. E non è il mio… Rosa domani si sposa, domani si sposa ,ma non si sposa con me. Rosa è vestita da sposa è vestita da sposa, ma non si sposa con me. Bacio, bacio, bacio…”
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