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maramellata di peperonciniQuesta “ragazza” milanese l’avevo sempre intravista nei suoi passaggi televisivi sanremesi, l’avevo sempre intrasentita (si può dire?) nei suoi passaggi radiofonici. “Si, carina, orecchiabile” mi dicevo, e però passavo oltre, non riuscivo mai a soffermarmi ad ascoltarla nel vero senso dell’ascolto. Poi arrivò un film al cinema, uno di quelli di Paolo Virzì e, da allora, la sua voce mi è diventata preziosa, dalle note reinterpretate de La prima cosa bella.

Poi, quest’anno, di nuovo a Sanremo, terza in classifica e vincitrice del premio della critica in barba a quella volta in cui, nel 2010, gli orchestrali stessi si ribellarono perché, pur avendo vinto il premio della critica “Mia Martini”, venne poi esclusa dal podio della vittoria. Insomma, non è facile amare Malika Ayane: c’è la gioia di poterla ascoltare e ci sono poi i momenti down in cui vorremmo vedere riconosciuto il suo talento e la sua bravura e invece ci tocca la delusione. Poco male! Ciò che non è per tutti è per pochi, e noi stiamo coi pochi: siamo pur sempre dei privilegiati.

Il brano di Sanremo, Adesso e qui (nostalgico presente) , mi ha definitivamente aperto la strada verso l’attaccamento a questa cantautrice ed al suo ultimo album, Naif, che contiene 10 perle musicali. Potevo non catturarle nel mio iPod? Giammai!

E sia! Son gli ultimissimi giorni d’estate, anzi son proprio i primi d’autunno e l’autunno, per me, è una stagione bellissima, generosa di doni della terra, calda di colori che ti riempiono gli occhi e il cuore. Camminare all’aria aperta ti fa godere di un’atmosfera nuova, affascinante, sorprendente: gli alberi che cominciano a mutare il verde, il cielo che o è azzurro limpidissimo o è grigiolinochetrapocopiove, tutto sembra rallentato; pur nella frenesia del ritorno al lavoro dopo le ferie o della riapertura delle scuole, c’è un battito del tempo che è più lento, invitante al godimento di ogni singolo istante. Allora vado, cuffie alle orecchie e parte Malika con Senza fare sul serio: “C’è chi aspetta un miracolo e chi chiede invece l’amor, Chi chiede pace a un sonnifero chi dorme solo in un metrò. Lento può passare il tempo ma se perdi tempo poi ti scappa il tempo, l’attimo. Lento come il movimento che se fai distratto perdi il tuo momento perdi l’attimo…”  Ed io cammino a tempo e accompagno il passo con movimenti della testa verticali, sincopati, quasi ipnotici e mi avvio verso il mercato. Quale posto migliore per gustare l’autunno?

Già si intravedono, tutte le sfumature del giallo, dell’arancione, del marroon, fino al bordeaux ; il rosso, il mirtillo… C’è un momento in cui un frutto cede il proprio nome al colore che lo rappresenta, o forse accade il contrario: il colore cede il proprio nome al frutto. E’ proprio sottile il confine. Sta di fatto che i colori sono infiniti, il nostro occhio vede l’infinito dei colori. Io spero che tutti quanti siamo in grado di vedere l’infinito dei colori, che non ci sia nessuno che veda solo la gradazione di grigi. L’autunno è un bel test per provarsi, fatevi coraggio!

Zucche, funghi, zucche ornamentali, castagne, zucche da vellutata, melograni, zucche piccoline, olive, zucche enormi, noci, ancora zucche, Halloween che incombe. E Dino.

Eccolo qui, Dino Conta, il mio ortofruttiverdurivendolo di fiducia. Anche lui fa bella mostra di flora autunnale; osservo da lontano, mi piace osservare i suoi clienti, prima di avvicinarmi, io stessa, da cliente. “Uh, ma che bella sciura che sta servendo!”, penso. Ho davanti a me una signora di mezza età, vestita casual ordinato, pettinata da sabatomattinacapellofresco, profumata. La signora sta scegliendo delle fette di zucca con cui si divertirà a preparare una vellutata di zucca con grano saraceno, arancia e zenzero “Un giorno o l’altro la preparo anch’io”, penso. Dino, che ci tiene ai suoi clienti, soprattutto alle clienti, mentre maneggia gli ortaggi che la signora sta acquistando, le chiede come sta, se ha belle nuove da raccontare. Blocco Malika e ascolto. La signora, con garbo e per nulla infastidita, (non ci si può infastidire alle domande di Dino, è più bravo dei parrucchieri) risponde che mentre tanti attendono la primavera per rinascere, lei si sente bene in autunno e si vuole più bene; diventa più attenta al suo piccolo mondo circostante ed eleva il livello di esigenze, insomma, aspira ad una sorta di perfezione che “altro non è che il mio pensiero sulle relazioni. Guarda, Dino, io son fatta così, sono un po’ fissata e perfettina perché penso che chi mi sta davanti meriti di vedere, percepire e sentire solo “bello”, e pertanto, tutti quelli che hanno a che fare con me, devono essere in grado di farmi vedere, percepire e sentire solo “bello” “.

“Hai capito, la signora?”, penso, “Mica male! Ci devo fare un pensiero, forse dovrei aderire a questa sua filosofia”, penso.

“Ehi, Mara”, Dino riporta il mio sguardo vigile, si era perso nel vuoto,  al motivo della mia visita. “Cosa ti posso dare stamattina?”.

“Ciao, Dino, buongiorno! Scusami, mi ero un attimo persa in pensieri filosofici”

“A posto siamo!”, mormora, “Per favore, non ti ci mettere anche tu, che m’è bastata la signora che ti ha preceduta. Mi ha fatto una testa così. Anche perché mi ha fatto ricordare una mia cugina, identica a lei, che il mese scorso, dopo sette anni, ha lasciato il suo compagno perché, a suo dire, “aveva perso smalto”, non era più antiossidante. Lei voleva sempre tempesta”.

“Ah, anche lei fan di Malika”, penso.  Poi parlo: “Antiossidante?? Come questi meravigliosi peperoncini che hai qui, Dino?”

“Esattamente, Mara. Questi, poi, sono dei miei, coltivati da me medesimo, quindi sono ancora più antiossidanti, prendili che non invecchi mai!”

“Ahahah, Dino, mi hai fatto venire un’idea. Senti, dammene un bel po’ che ne faccio marmellata per accompagnare i formaggi. Mi dai un chilo di questi cayenne per la marmellata e una manciata di questi più lunghi, calabresi, che mi ci faccio una collana decorativa per la mia cucina. E un po’ anche contro il malocchio…”.

Dino si fa una sonora risata, poi mi prepara i pacchetti coi i due tipi i peperoncini, e intanto mi chiede che procedimento uso per fare la marmellata. Gli spiego che lavo e asciugo i peperoncini, li privo dei semi e li peso. Poi li metto a macerare con la stessa quantità di zucchero e li lascio per una notte. Li metto sul fuoco e li faccio bollire per 20 minuti. Li frullo col frullino ad immersione, li faccio bollire ancora qualche minuto e poi li metto nei vasetti sterili, li mando a testa in giù fino a raffreddamento completo. Ed ecco pronta la marmellata di peperoncini, anzi, la Maramellata di peperoncini J

“Buona, Mara! Senti, ma poi me la fai assaggiare?”

“Certo, Dino. Contaci! Così mi dici com’è e con quale dei tuoi formaggi la troverai più appropriata.”

“Va bene, Mara. Penso già ad un caprino o ad un pecorino fresco. Vedremo. Intanto tu assaggiala con questo.” E mi porge un pezzo di formaggio da portarmi a casa.

Lo ringrazio, pago la mia spesa, lo saluto e ricambia con un: “A presto, Mara, e mi raccomando: tempesta!”

Gli sorrido malandrina, prendo il mio sacchetto, rimetto le cuffie, accendo e vado. Malika: “Che sia per sempre, un giorno, solo un attimo, che sembri un pericolo, che sia per scherzo, sbaglio o per miracolo, purchè sia tempesta, tempesta…

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