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Ho raccolto qui sotto tutti i post che ho pubblicato su Facebook in questi mesi che hanno caratterizzato gli ormai famosi “Centrotrentatrè giorni” (per chi ancora non ne conoscesse la fama, invito a leggere il post precedente, Centodiociotto giorni a Villa Vittoria ).
Ho voluto metterli insieme perchè non vadano pesi nel mare di Facebook, perchè rimangano impressi nella memoria e siano, anch’essi, testimonianza di momenti tristi ma carichi di speranza. Ad oggi mai delusa!  Buona lettura.

28 giugno
Figghjoli,
a voler fare un bilancio della prima settimana a casa, posso dirvi che è stata una settimana in discesa. Sì, ma verso gli inferi. Siccome l’anno appena concluso era stato “leggero”, martedì 23, all’alba del compleanno di mia figlia, abbiamo dovuto fare i conti con un fulmine a ciel sereno: un ictus cerebrale emorragico ha portato mio padre in terapia intensiva, dove si trova tutt’ora. E’ stata una dura lotta contro la morte e ancora non possiamo ritenerci completamente vittoriosi. Ma ringrazio il Cielo. Prima di tutto perchè sia io che mia sorella eravamo a casa e non eravamo lontane, e poi perchè stiamo ancora a raccontare di vita…  Grazie a tutti gli Amici che in questi giorni ci sono vicini con voce e/o con corpo, perchè la vita non è qui, è fuori da qui.

29 giugno ( con foto del mare di Locri al tramonto)

Che dopo aver indossato il camice verde, serve fermarsi qui e ricaricarsi, ed essere pronti a reindossarlo ad intervalli costanti…

1 luglio (con foto di rosa del giardino di casa)

Quando indossi il camice verde non sei mai sola. Ci sono altre nove persone che indossano il camice verde in quello stesso momento, come te. Forse già conoscevi qualcuno, ma tanti non li avevi mai visti prima. Giorno dopo giorno, sono tutti puntuali agli appuntamenti quotidiani e ti ritrovi lì in quel luogo ad attendere l’apertura della porta bianca. L’attesa si fa di saluti, di scambi di parole, di frasi di speranza, di incoraggiamenti, a volte di lacrime: si familiarizza. Giorno dopo giorno è come se si diventasse “parenti”. Giorno dopo giorno si arriva davanti alla porta bianca e ci si cerca, si fa un appello nella propria mente: la sorella c’è, la figlia c’è, il figlio c’è, i nipoti ci sono, il marito c’è… Ci sono tutti.
Poi, può anche accadere come oggi: fuori davanti alla porta bianca erano tutti presenti. Dentro, invece, mancava qualcuno. La nonna Maria non c’era più. Gli ultimi respiri in questi giorni erano troppo faticosi, accolti amorevolmente da figli e nipoti che non sono mai mancati ad uno solo degli appuntamenti col camice verde, nonostante il lavoro, nonostante gli impegni, nonostante i giorni pieni.
Poco fa, attraversando il giardino di mia madre ho scorto questa rosa illuminata dalla luna piena. L’ho “presa”, è per nonna Maria.

6 luglio
Stamattina ci siamo spogliati del camice verde. Da oggi non sarà più necessario indossarlo. Non vedremo altri camici verdi. Da oggi siamo noi, coi nostri abiti cuciti col filo della speranza di ripresa, tessuti con trame di fiducia e orditi di pazienza, ricamati coi disegni del tempo che sarà. Questi nostri abiti incontreranno altri abiti in altro ambiente: sarà una nuova esperienza, carica di aspettative intrise di realtà, ma con qualche sogno… 

Grati per questi primi quindici giorni colmi di affetto, solidarietà, calore umano e grande professionalità, nella speranza, che si fa certezza, di continuare a sentire tutto questo.

11 luglio
Una bavetta azzurra. Questo adesso siamo: siamo un piatto di pastina calda col passato di verdure, siamo un vasetto d’omogeneizzato di carne, siamo un bicchiere di grattugiato di frutta, siamo un cucchiaio di miele. Siamo un bicchiere di gassosa per mandare tutto giù. Siamo una bavetta azzurra che ci protegge da ciò che non riusciamo a tenerci dentro. E la tua bocca che cerca la mia mano, per nutrirsi.

21 luglio
Scoccano le ore 13.
“Signori parenti, salutate e accomodatevi. L’orario delle visite è finito. Grazie.”
Ancora un bacio, una carezza, un “Ciao, ci vediamo più tardi” e si va.
Quinto piano: Centro riabilitativo. Scendiamo cinque piani di scale così come eravamo salite, a piedi, chè l’ascensore si è stancato di fare su e giù col caldo che fa.
Quarto piano: residenza sanitaria assistenziale. Pannelli colorati alle pareti delle scale ti ricordano che la salute ha bisogno di movimento, cibi sani, cuore in forma. Terzo piano: casa protetta reparto uomini. REHABILITATION just ahead, dice il cartello appeso sul pianerottolo. Noi speriamo che sia davvero poco più avanti, ma poco.
Secondo piano: casa protetta reparto donne. Ora c’è una grande foto con tante boccette di sostanze medicamentose naturali: hypericum, …
Primo piano: amministrazione. Ci siamo quasi, stiamo arrivando giù.Davanti a noi un grande disegno che mi affascina ogni volta che lo vedo: the brain, il cervello, composto per metà da lettere e numeri e per metà da disegni vari, a sottolineare la parte razionale e la parte creativa.
Piano zero: usciamo fuori, sembra di passare dall’aria mite del purgatorio a quella infuocata dell’inferno. Entriamo in macchina, il termometro segna 45 gradi, ci sono tutti. L’acqua che abbiamo in corpo comincia a bollire, accendo la macchina e parte l’aria condizionata, ma è calda anch’essa. Pigio il pulsante della radio, si accende. Radio2 trasmette “Canicola”, ci siamo dentro con tutto il nostro corpo. Parte un brano, uno tra i miei preferiti in assoluto, questo: https://www.youtube.com/watch?v=q-XCmb6t6Zw .
Percorriamo i cinque chilometri che ci separano da casa mentre pensiamo a come tornare, cosa portarti, come ti ritroveremo: sveglio o assopito? Dai, mancano solo tre ore e saremo di nuovo da te. E insieme attenderemo le 18.30 e un altro: “Signori parenti, salutate e accomodatevi., L’orario delle visite è finito. Grazie”. E, dopo averti salutato, baciato, abbracciato, accarezzato, raccomandato di “fare il bravo”, gli risponderemo: “Grazie, a voi, a domattina”.

5 agosto
Sono respiri di tempo i 5 agosto che scorrono a casa mia.
I respiri di tempo che cresce, per mio figlio Vittorio; i respiri di tempo, ora prezioso, per mio padre.
Chè oggi compiono gli anni, entrambi. Due pezzi di mio cuore, che batte sui miei Auguri amorosi…

14 agosto
Figghjoli,
da più parti sento dire che la sanità calabrese è messa così male che più Scura di mezzanotte non viene. Eppure, c’è una sanità calabrese che fa vivere, che dà speranza, che si adopera instancabilmente, che salva, pur nella insufficienza di mezzi, di strumenti e di risorse umane.

E poi…. la rinascita! 🙂

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