Oggi è un giorno speciale, oggi rinasce mio padre.
E’ distante esattamente centotrentatrè giorni quell’alba del 23 giugno che ha cambiato la mia vita e quella della mia famiglia, quando mio padre fu colpito da un’emorragia cerebrale con conseguente paralisi a destra e compromissione del linguaggio. Centotrentatrè giorni: i primi quindici trascorsi nell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Locri, tutti gli altri trascorsi nel Centro di Riabilitazione della Clinica “Villa Vittoria” di Bagni di Antonimina Terme, a 5 km da Locri.
Oggi è un giorno speciale, oggi rinasce mio padre.
Torna a casa dopo centotrentatrè giorni.
Torna a casa: si concretizza la speranza di poterlo riavere in piedi e a casa.
Si, perché mio padre è stato rimesso in piedi.
Voglio raccontarvi in che modo e da chi, perché credo che la speranza vada raccontata, come la gioia e come il dolore; e a darci speranza, gioia e dolore sono quelle persone che con le loro opere condizionano gli eventi.
Dopo i primi quindici giorni scanditi da maschera d’ossigeno, bip, rilevatori di funzioni vitali, bipbip, cinque minuti di camice verde mattina e sera, sguardi dietro un vetro, preghiere, amici fraterni, parenti, telefoni rossi di chiamate, personale medico e paramedico premuroso e umano, parametri vitali rientrati nella norma, il 5 luglio arriva il momento del trasferimento al Centro di Riabilitazione della Clinica “Villa Vittoria”.
Centodiciotto giorni a Villa Vittoria. Potrebbe essere il titolo di un film, di un libro, o forse potrebbe essere semplicemente il titolo di questo scritto. E sia!
Son passati quattro mesi esatti. Quattro mesi fatti di cure amorevoli e attente, tenaci e determinate, finalizzate ad un unico obiettivo: rimettere in piedi il signor Pino Rechichi, fargli riprendere l’uso delle gambe e delle braccia, rimettergli le parole in bocca. Tra caldo torrido, due viaggi Locri-Bagni al giorno, pianti e sorrisi, attimi di stanchezza, sospiri di sollievo,… ce l’abbiamo fatta! Abbiamo ancora una sedia a rotelle, ma oggi mio padre sta in piedi da solo; cammina ancora incerto, ma cammina; ha ripreso a muovere la mano destra, ma ha imparato ad usare la sinistra; riesce a parlare molto meglio e sa esprimere ciò che vuole dire, ci parla anche al telefono.
Ce l’abbiamo fatta noi, la sua famiglia, e ce l’ha fatta lui con la sua bella tempra.
Ma ce l’hanno fatta, soprattutto, loro: un’equipe straordinaria, che lavora con serietà, abnegazione, umanità, professionalità e competenza. Doti che esprime con tutti i pazienti, nessuno escluso, dal caso più complicato a quello più semplice. E’ merito suo se oggi è un giorno speciale e se oggi mio padre torna a casa.
Sono le persone che compongono questa equipe che voglio ringraziare, a nome mio e di tutta la mia famiglia.
Esprimo un vivo e sincero ringraziamento:
al Direttore della Clinica, il medico Domenico Curinga per questo gioiellino di sanità in un territorio in cui il diritto alla salute è messo a dura prova;
al Fisiatra, Giuseppe Curinga, che ha il cuore che batte all’unisono coi suoi pazienti, con l’occhio puntato a ridar loro i movimenti persi;
ai medici del reparto, Paolo Figliomeni, Nicola Campisi, Domenico Campisi, Paolo Ientile, sempre disponibili, attenti e dediti;
a tutti gli infermieri e le infermiere, pronti, disponibili, bravi, professionali, arguti, appassionati;
a tutti gli e le O.S.S., che non conoscono tentennamenti nel loro lavoro, amorevoli e affettuosi coi pazienti;
al fisioterapista incaricato, Marco Arone, sprone vivente, guida sicura, maestro che re-insegna i passi e la via;
alla psicologa, Luisa Pisciuneri, sorriso che infonde serenità, che delle parole fa cura per la psiche e dei gesti fa sigillo alla cura;
a tutto il personale della cucina, il cui amore per i pazienti si percepisce dall’attenzione che mette nella preparazione dei cibi personalizzati;
al personale degli uffici amministrativi, gentile, garbato e con soluzioni pronte per ogni eventuale problema.
Tutti accomunati da grandi umanità, professionalità e preparazione.
Grazie a tutti Voi! Grazie, Villa Vittoria! Grazie per aver rimesso in piedi mio padre e grazie per averci fatto realizzare il sogno di non dover cercare altrove le cure che possiamo avere qui.
Con stima, Mara Rechichi
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