Vi racconto una breve storia triste che si può capire solo se si é calabri inside, meglio se “reggini”.
Luogo: aeroporto di Caselle.
Personaggi: la sottoscritta e l’addetta alla vigilanza ai controlli di sicurezza.
Situazione iniziale: sto attraversando i controlli di sicurezza avendo cura di togliere pc e tablet dallo zaino, valigia posizionata sul nastro, metto in vaschetta cintura, telefono, orologio.
Sviluppo della vicenda: passo sotto il metal detector e, magicamente, non suona. Posso tenere le scarpe, non devo toglierle. Mi accingo a riprendere la mia roba ma vengo fermata dall’addetta alla sicurezza che prende la mia valigia. “É sua questa?”
“Sì, é mia. Perché?”
“ Dentro c’è un barattolo di vetro”
“Ah, si, certo. É la marmellata di bergamotto che ho fatto io!”
“ Signora, non la può portare. O torna indietro e imbarca la valigia oppure la buttiamo”
“ Ma come? Non é tanta, é un barattolino, non é neanche tutto pieno,”
“ Vede? C’è scritto 200 gr. Ne può portare 100”
“Ma c’è scritto quello che conteneva, non quello che contiene. Non vede che non é pieno?, é neanche la metà”
Situazione finale: vedo il barattolino con dentro “il mio oro” sollevarsi e fare un tuffo dritto dentro uno pseudo-cassonettino della spazzatura.
Finale 1- Rimango basita, raccolgo tutte le mie cose e dirigendomi verso il gate ho solo la forza di pronunciare un “Che vi vada di traverso!”
Finale 2 – Rimango basita e mi dico: cosa potrei fare di male con un barattolino di marmellata al bergamotto? E cosa potrei fare di bene coi 3 accendini che ho nello zaino? (Non chiedetemi degli accendini, non é come pensate)
Nota dell’autrice: entrambi i finali sono veri, come é vero che mi ritrovo con 3 accendini e nessuna marmellata di bergamotto fatta da me medesima di persona personalmente.
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