Due film visti al cinema in questo weekend in cui le storie si sviluppano conferendo al digitale un ruolo di protagonista: Parasite e La belle époque.
In Parasite, diretto da Bong Joon-ho, vincitore della Palma d’oro a Cannes, le sorti dei protagonisti sono diversamente legate all’uso dello smartphone e di internet. Una famiglia composta da madre, padre, figli maschio e femmina in giovane età, vivono in un appartamento sotterraneo di un quartiere povero della Corea del Sud e vanno alla disperata ricerca del segnale per potersi connettere a Whatsapp al fine di ricevere offerte di lavoro e poter restare “connessi” al mondo fuori dalla loro casa-topaia. Con diversi espedienti, riescono a rubare il lavoro ad altre persone in un crescendo di situazioni che sfociano in un inaspettato conflitto non solo di classe ma anche, e soprattutto, all’interno della stessa classe povera, fino al punto che il destino della famiglia viene legato all’invio, o meno, di un video che prova l’inganno: si può salvare solo chi è più veloce. In definitiva, l’uso dello smartphone è fondamentale per provare a sopravvivere alla povertà, senza riuscire ad esercitarne un uso consapevole, cercando rifugio nel vecchio codice Morse. E la tragedia è dietro l’angolo.

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