Ho visto su diversi profili social le foto della mia vecchia Scuola Media “Galileo Ferraris” di Locri mentre viene giù, collassa sotto i colpi di un escavatore fino a ridursi in macerie e polvere.
Non sono qui a piangere la struttura fisica. Era datata e probabilmente non era più recuperabile, soprattutto rispetto agli spazi di cui le scuole moderne hanno bisogno per le nuove didattiche.
Sono qui ad accendere ricordi di anni bellissimi e turbolenti, tre anni scolastici tra la fine dei ‘70 e l’inizio degli ‘80: i 77/78, 78/79, 79/80.
Quante meraviglie accadevano tra quelle mura!
Mitica sezione C, con professori indimenticabili. Che squadra!
Alle Lettere, la carissima prof.ssa signorina Ada Misitano che, dopo i primi due anni di unicum, in terza condivideva la cattedra col famoso professore Strangio. A lui si deve l’invenzione della frase “Rechichi, sei la mia disperazione!” (non so per quale motivo, posso solo immaginare senza certezza).
Alle Matematiche, l‘esemplare professoressa Mediati (Seminara). A lei si deve la frase “Rechichi, sei proprio diligente e brava in matematica!”.
Una volta facemmo una pausa di supplenza in scienze con il prof. Longo. A lui si deve la frase “Rechichi, come fai a sapere tutte queste cose sul corpo umano e sull’apparato digerente?”
Risposta: “Professore, mia madre lavora in ospedale, è infermiera in chirurgia, con Morgante e Marino, e ci racconta sempre di anatomia, fisiologia e patologie”.
Silenzio.
Alle Applicazioni Tecniche la mitica coppia dei professori: Egidia Beltrone per la parte femminile della classe e Rino Rinaldi per la parte maschile. Coppia anche nella vita, con la passione per tecnologie, strumenti e materiali applicati alla vita quotidiana che ci trasmettevano con la loro passione e la dedizione verso i giovani.
All’Educazione Artistica la prof.ssa Mollica, tra nature morte, nature vive e ritratti di personaggi famosi.
Alla Musica il giovane ed eclettico (ancora uguale) prof. Galluzzo.
All’Educazione Fisica, quella vera, quella agita e giocata come mai prima, la ginnica coppia Mariella Gallo per le ragazze e Salvatore Papa per i ragazzi. Anche loro coppia nella vita. Giochi della Gioventù a manetta e sport per tutti!
Una volta venne in supplenza un giovane professore dal nome fortemente evocativo e di cui andar fieri. Tutti eravamo orgogliosi di poter dire che Pino Daniele era nostro professore. Ma non era quello, era un altro. Ovviamente. Non era neanche di musica. Ma almeno ci accompagnò in gita a Rimini.
La Segreteria era retta dai signori Iemma e Galasso: che garbi e che gentilezze nelle loro risposte!
E i Bidelli? Ricordo l’indomabile signora Teresa dietro la portineria, il simpatico Ciccio schierato all’ingresso, il preciso Tiberio affaccendato tra classi e corridoi.
Chi dirigeva tutto ciò? Ma ovviamente il mitico preside Saro Orlando! Sempre presente, sempre a scuola, la porta sempre aperta tranne in casi speciali, la lampada sempre accesa. E lui sempre tra noi nelle nostre attività.
Lui che se facevi un minuto di ritardo saltava fuori dalla presidenza e ti chiedeva conto; poi, con uno sguardo che era una carezza, ti faceva andare in classe.
E che classe! Compagni indimenticabili e indimenticati. Non ci siamo mai persi. Alcuni li ho ritrovati sui social, altri li incontro spesso, con immutato affetto. Qualcuno, purtroppo, già non c’è più; fermo nei ricordi.
Una classe vivacissima che arrivava a giocare al gioco della bottiglia o a ballare come Raffaella Carrà durante le piccole pause nelle ore di lezione. Una classe che era gruppo anche fuori dalla scuola, tra scambi di visite, compiti svolti insieme, feste di compleanno, di Natale, di Carnevale, di Pasqua, dove far girare i dischi del momento, passeggiate-vasche in “piazzetta” o giri in giostra sul lungomare d’autunno. Sempre in cerca di scuse per stare insieme.
E le classi sorelle? Eravamo classi aperte, parallele e non; ci conoscevamo tutti, dalla A alla Z di tutte le 6 sezioni A B C D E F G (se la memoria non mi inganna). Facevamo gite insieme, recite insieme, attività didattiche insieme. Fuori da scuola ci invitavamo reciprocamente alle feste, soprattutto con la sezione D, sembravamo gemelle.
La “Ferraris” era una. Ma, come spesso accade, regnava un po’ di campanilismo rispetto all’altra scuola media del tempo, la “Maresca”. Attaccata fisicamente dall’inferriata di recinzione del cortile in comune, in contrasto perenne su quale delle due scuole fosse migliore: noi eravamo quelli dell’edificio vecchio, loro erano quelli moderni, dell’edificio nuovo, più belli. Oggi le due scuole amministrativamente non esistono più; sono diventate una sola, ormai da tanti anni: Maresca ha assorbito Ferraris occultandone il nome. Col dimensionamento scolastico esiste un unico Istituto Comprensivo denominato “Maresca-De Amicis”, dall’unione del nome della scuola media (oggi secondaria di primo grado) con quello dell’elementare (oggi primaria) che copre tutta la città e anche qualche piccolo comune limitrofo.
In questi giorni l’ultimo atto della Ferraris. Era ancora rimasto in piedi l’edificio vuoto, chiuso, spento; mentre la vita scolastica, il fermento culturale scolastico andavano avanti e vanno avanti vivacizzati da altri insegnanti, dirigenti, collaboratori, assistenti amministrativi.
Tutti ora attendiamo una scuola ancora più moderna che riempia quello spazio lasciato vuoto, che restituirà alla città nuove opportunità per far crescere i giovani cittadini in ambienti adeguati alle richieste di conoscenze e competenze che la società contemporanea e futura richiedono.
Auguri a tutti noi locresi, per la “Ferraris” che verrà!
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