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Strumenti di armocromia
(dal sito di Giorgia Giovinazzo)

Non ho e non ho intenzione di avere né cariche elettive né incarichi politici dirigenziali e non rilancio interviste per Vogue. E fin qui ci siamo.

Ma volevo dirvi che anche io, nel mio piccolo, ho la mia armocromista.
Non lo faccio per moda o per tendenza. Lo faccio perchè se è vero che amiamo il bello e che vogliamo farne parte, allora è anche vero che stare in armonia con i colori diventa una pratica di benessere.

D’altro canto, la scienza ci dice che il nostro cervello reagisce in modo diverso se si trova davanti a colori primari o a colori postumi o a colori complementari; o se i colori sono freddi o sono caldi; o se sono risultati di mescolanze. Quindi, avere consapevolezza del proprio posizionamento nel quadro armocromico può aiutare a non fare scelte sbagliate rispetto ai colori che scegliamo per corollare il nostro corpo, farci sentire bene ed evitare di ritrovarsi, come spesso accade, ad indossare qualcosa dicendo “Oddio, come mi sbatte questo colore!”.

La cosa non ci piace? Pensiamo di essere vittime di questa tendenza? Può darsi.
Lo dice anche Riccardo Falcinelli. Nel suo libro Cromorama, narra come si è formato lo sguardo moderno attingendo all’intero universo delle immagini: pittura, letteratura, cinema, fumetti, oggetti quotidiani. Tutte le società hanno costruito sistemi simbolici in cui il colore aveva un ruolo centrale: il nero del lutto, il rosso del comunismo, l’azzurro del manto della Madonna sono esempi lampanti.
Per Falcinelli “il colore oggi è diventato un filtro con cui pensiamo la realtà”.

Se è colorata con armonia è più bella e anche noi possiamo dare il nostro contributo.

La mia armocromista è di Locri, si chiama Giorgia Giovinazzo e già due anni fa nel suo report mi ha detto che sono “Autunno con qualche nota di Inverno deep”.

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