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Tutto il modo in una stanza, il libro di Francesca Multari edito da PromoCultura (foto di F. Multari)

Ieri, a Locri, per Il Maggio dei Libri, organizzato dal Comune di Locri, la mia amica e collega Francesca Multari ha presentato il suo libro Tutto in una stanza, PromoCultura edizioni.

Appena avevo saputo che Francesca aveva pubblicato un libro sulla scuola, mi sono fiondata ad accaparrarmelo e così ho acquistato la prima versione digitale disponibile, non sono riuscita ad attendere la versione cartacea, ero troppo curiosa di leggere i suoi scritti.

Conosco Francesca da 35 anni, eh già!, le nostre strade si sono incontrate durante il percorso di studi post diploma per diventare assistenti sociali, alla Scuola Superiore di Servizio Sociale di Locri  (allora non c’era ancora il percorso universitario, esisteva soltanto il diploma rilasciato da Scuole messe sotto l’egida delle Università). 

Con Francesca è stato immediato feeling. Stesso modo di porsi rispetto agli argomenti oggetto di studio, stesso modo di affrontare le situazioni. Stesso percorso, stessa conclusione.
Dopo tanti anni in cui ci eravamo divise per questioni di lavoro (io assistente sociale, lei maestra) ci siamo ritrovate entrambe a lavorare nella scuola, maestre entrambe, lei a Locri io a Torino.
Sempre legate da un atteggiamento comune ad entrambe: il considerare le alunne e gli alunni come persone cui dedicare l’attenzione che meritano al di là della metodologia didattica, oltre il rapporto pedagogico, con un particolare “orecchio” proteso all’ascolto del non detto. 

Cose che ho ritrovato nel suo libro. E poteva non essere così?

Mentre lo leggevo le scrivevo:
“Mi sto “divertendo” a leggere. Leggo con la tua voce e ti riconosco in quello che scrivi. Sei tu.”

E lei mi dava risposte incredule.

Ed io a dirle: “Invece mi sembra proprio un saggio di pedagogia e psicologia scolastica. La parte educativa dell’insegnare. Sono a pag 70 e non ho incontrato una attività didattica “pura”. Un cenno a ‘na fotocopia… niente! 😅”

E non he ho trovate. Ho trovato soltanto Nella, Dino, Norma, Tato, Angy ed Ester. Francesca ha posto il focus sulla relazione con i “suoi bambini”, fondata sull’ascolto e sull’”educare a..” con la didattica in sottofondo, come tappeto. Come si fa, altrimenti, a far crescere cittadini consapevoli? Come si fa a far sviluppare le competenze che la scuola deve favorire attraverso le attività quotidiane?

Trovo che nel libro, poi, ci sia tanto della formazione di servizio sociale. Ho riconosciuto, perchè capita anche a me, il ritrovarsi a fare colloqui sociali piuttosto che semplici colloqui scuola-famiglia. La differenza dove sta? Sta nel fatto che si dedica al colloquio un tempo qualitativamente intenso dove i genitori (o chi ha cura dei bambini) vengono messi a proprio agio e in condizione di raccontare consapevolmente il vissuto scolastico e ambientale dell’alunna o dell’alunno. Perchè l’interesse è comune: è la crescita, è l’istruzione dello stesso bambino, della stessa bambina, che avviene con meno difficoltà se scuola e famiglia camminano insieme, tenendosi per mano.

Francesca è rimasta uguale. È ancora quella che si faceva domande ad ogni argomento di psicologia o sociologia che studiavamo e insieme cercavamo di “spaccare il capello in quattro” per trovare risposte al comportamento umano, delle persone a noi vicine e di quelle più lontane. Che mica siamo cambiate!

Il libro è scritto riferendosi all’esperienza di un quinquennio di scuola primaria, una classe accompagnata da Francesca dalla prima alla quinta, passando per l’esperienza del Covid che ha chiuso gli edifici scolastici e ha aperto le classi in luoghi virtuali. Tutta la narrazione è guidata da un quando usato come connettivo temporale di contemporaneità, come a sottolineare che ciò che accade in quella classe può accadere dappertutto, in qualsiasi scuola italiana; in qualsiasi luogo in cui ci sia una relazione di istruzione ed educazione.

Nell’ultima parte, La scuola vista da dentro, abbandonando il quando, non risparmia le sue critiche al sistema scolastico, Francesca. Lo fa senza mandarle a dire, è diretta e incisiva: questo così non va, si potrebbe fare cos’altro;  si potrebbe fare La Scuola del Sole.

Nell’ultimo messaggio le avevo scritto: “Ma ti dirò altro più avanti…”

Ecco, Francesca. Te l’ho detto.
Auguro al tuo libro lunga strada!

Con un post scriptum. Desidero rivolgere un ringraziamento particolare alla Fondazione Vincenzo Scannapieco che ha saputo cogliere l’essenza di questo libro e ne ha curato la pubblicazione. Si sappia che il ricavato della vendita andrà a finanziare progetti della Fondazione in favore dei bambini. Il volume è acquistabile online a questo link.

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