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Pino mio padre

Mio padre con gli anni invecchiava ma i suoi capelli no.
Continuavano ad essere neri con qualche sparuto capello bianco che nell’insieme non riuscivano a connotarlo come brizzolato puro; solo le basette si imbiancavano, spuntavano chiaramente dalla “barritta” che portava in inverno e dal borsalino di paglia che portava in estate; erano in molti addirittura a domandare se se li tingesse.

Non aveva preso da sua mamma, mia nonna Espedita, alla quale si poteva dire canuta per la nuvola di lunghi capelli intrecciati nel tuppo che portava con eleganza condita da diligenza quotidiana, quasi maniacale, che ogni mattina la faceva stare mezz’ora in poltrona a sciogliere il tuppo, disfare le trecce, pettinare col pettine normale e poi col pettinino fitto, rifare le trecce e ricomporre il tuppo sulla nuca.
Non aveva neanche preso da suo padre, Michelangelo, bianchissimo anche lui, pure nei baffi che si vedevano più dei capelli che stavano sempre sotto un rigoroso Borsalino.
Le sue sorelle avevano preso dai genitori; in età anziana erano, e sono, tutte bianche; ma bianche bianche eh! I fratelli, invece tendevano al brizzolato; tutti tranne Giovanni, il grande, lui era bianco bianco.

Mio padre portava i capelli cortissimi. Sì, da giovane un po’ più lunghi ma da uomo maturo, lavoratore, padre di famiglia e nonno, preferiva tenerli cortissimi per via del riccio indisciplinato che li caratterizzava.
Per evitare questa maleducazione del riccio, andava dal barbiere con cadenza fissa e se li faceva accorciare così corti che invece di dire “Vado a tagliarmi i capelli” diceva “Vaju u mi tundu” facendo chiaro riferimento alla tosatura delle pecore. Era così esigente sulla propria “tosatura” che prima di trovare il barbiere adatto ne ha provati diversi. Fino a quando aveva finalmente trovato il “suo” salone da barba: locale vicino alla stazione, comodo da poter frequentare nelle pause tra una corsa di bus e l’altra, due fratelli bravissimi che si alternavano su di lui per capelli e barba. Ovviamente aveva più successo, per necessità, il barbiere dei capelli sul barbiere della barba. Da quando lo aveva trovato non lo aveva mai più cambiato, era il suo di fiducia, l’unico a soddisfarlo nella sua esigenza di domare il riccio con un taglio efficace e “pulito”.

Il cambio di barbiere avvenne infine nell’ultimo anno quando, per esigenze di salute, la “tosatura” doveva esser fatta a letto e si sa che i barbieri a domicilio sanitario sono solo alcuni, di mestiere.
Il suo barbiere fidato non fece mancare la sua presenza ed il suo affetto misto a cordoglio durante il periodo dello strappo, poi non lo vidi più, non lo incontrai neanche per caso.

Ieri sera ero in bici ferma al semaforo che va al lungomare, era rosso. Sul marciapiede accanto a me vedo camminare un uomo che mi sembra di riconoscere; lo guardo, mi guarda, ci riconosciamo, ci salutiamo col sorriso e l’affetto dei ricordi: era il barbiere di fiducia, proprio lui. Tutto in pochi attimi, era arrivato il verde e le auto dietro incalzavano.

Ho ripreso a pedalare con un’emozione che mi ha fatto scivolare le scarpe sui pedali pensando a tutte le “tosature”.

Ieri era 5 agosto 2024, mio padre avrebbe compiuto 91 anni e sicuramente avrebbe sfoggiato una bellissima “tosatura”.

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