Proprio così. Ho deciso che il mio XXXVI Salone Internazionale del libro di Torino ve lo racconterò al contrario. E quindi parto dalla fine. Dal tradizionale manifesto che annuncia la prossima edizione, la XXXVII che si svolgerà a maggio 2025, le date saranno rese note tra qualche settimana, forse tra pochi giorni.
Non appena i dati di questa edizione firmata Annalena Benini saranno resi noti, analizzati, studiati e commentati. Che dire? L’uscita dal Salone stasera mi ha lasciato contenta, è stata un’altra bella edizione! Posso esser soddisfatta per le persone e le cose che ho visto; per le novità che ho scoperto; per le nuove relazioni intrecciate; per aver ritrovato vecchie compagne di scuola; per gli incontri casuali; per il Salone.
Svanisce il fastidio di dover fare la fila per il bagno, la fila per il cibo, la fila per l’acqua, la fila per il caffè, la fila per entrare, la fila per uscire, la fila per la metro, la fila per fare la fila… e l’inquinamento acustico delle varie voci dagli altoparlanti degli stand che si sovrappongono fino a scontrarsi in un gioco al rialzo del volume.
Quel che rimane sono le migliaia di corpi e di menti che vanno, vengono, girano, anelano un firma copie, in decine di metri di coda, oppure un ingresso fortunato last minute per ascoltare e vedere i propri miti armati di penna; rimangono i tantissimi bambini e ragazzi accompagnati da intraprendenti insegnanti.
E le parole scritte su milioni di pagine che attendono occhi interessati, per farsi catturare. In migliaia sono andate via dal Salone e ora hanno una nuova casa. Quelle che sono rimaste ritorneranno tra gli scaffali della libreria e proveranno ad affascinare altre persone, che qui non hanno fatto in tempo.
Restano le parola ascoltate e mandate in circuito dentro ognuno di noi, di quelli che c’eravamo e abbiamo avuto occhi e orecchie anche per chi non c’era.
E ora possiamo raccontare.
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