“Essere se stessi è come volare tra le nuvole, sfiorare le stelle e lasciare che i propri sogni danzino liberi nel cielo infinito”

Il mio collega maestro Federico Giuseppe Larosa ha scritto l’albo illustrato Le farfalle di Norym, un libro che ci accompagna con delicatezza e profondità nel mondo delle neurodivergenze, attraverso lo sguardo unico e incantato di una bambina straordinaria.
In vista della presentazione del libro, che si terrà venerdì 9 maggio alle ore 18 presso la Libreria Bodoni di Torino, ho voluto rivolgere alcune domande a Federico per entrare nel cuore di questo racconto e scoprire cosa lo ha ispirato.
Federico, conoscerti significa sapere quanto peso e cura dai alle parole. Il titolo Le farfalle di Norym è già di per sé un piccolo scrigno poetico: come hai scelto questo titolo e cosa custodisce, per te, questa immagine così evocativa?
Credo profondamente che le parole siano importanti.
Scegliere sempre quelle giuste e nel modo giusto, non è un esercizio di forma, ma il cuore stesso di ogni atto comunicativo: è ciò che determina se un messaggio arriva davvero, se riesce a toccare, a coinvolgere, a far riflettere o emozionare.
Quando ho pensato al titolo “Le farfalle di Norym”, mi sono lasciato guidare da un’immagine che per me è sempre stata potente: le farfalle.
Oltre a evocare leggerezza e libertà, hanno in sé qualcosa di immediatamente positivo.
Qualunque sia il nostro stato d’animo, che siamo pensierosi, inquieti, stanchi o tristi, vederne una volare, anche solo per pochi istanti, riesce a regalarci una sensazione di bellezza e stupore difficile da spiegare a parole.
E poi c’è lo sguardo dei bambini e delle bambine, quello stupore autentico, quella meraviglia spontanea che provano nel vedere una farfalla. È un’immagine che mi ha sempre colpito.
Ecco, in quel titolo c’è tutto questo: il desiderio di restituire un po’ di quella magia e di quella leggerezza, come un piccolo dono fatto di parole.
La figura di Norym è davvero luminosa e complessa: come ha preso forma questo personaggio? C’è stato un momento preciso in cui hai sentito che la sua voce doveva diventare storia condivisa?
Sì, Norym è entrambe le cose: luminosa e complessa. E non è un caso.
Sono due parole che associo fortemente al mio vissuto quotidiano a scuola. Luminosa, perché ogni giorno, tra le aule e i corridoi, si accendono nuovi percorsi, nuove scoperte, nuove relazioni.
Complessa, perché insegnare è un mestiere che richiede equilibrio, sensibilità e capacità di affrontare una moltitudine di situazioni diverse: alcune semplici, altre molto più delicate.
Norym è nata proprio da tutto questo: è frutto delle esperienze che ho il privilegio di vivere insieme ai miei alunni, alle mie alunne e alle colleghe e ai colleghi, con cui condivido il cammino.
A un certo punto ho sentito il bisogno di dare un volto e una voce a ciò in cui credo profondamente: una scuola fatta di ascolto, di autenticità, di apertura, di crescita reciproca e soprattutto di relazioni autentiche.
Ho voluto che fosse una bambina a incarnare questi valori, perché i bambini e le bambine spesso sanno raccontare la verità con una potenza e una limpidezza che noi adulti, a volte, dimentichiamo.
Dare un volto a Norym e alla sua storia è stato possibile, non solo grazie alle mie parole, ma anche alla sensibilità e alla professionalità di Antonella Vitelli: giornalista, illustratrice, e mamma di una bambina della mia classe.
Antonella ha saputo cogliere l’essenza più profonda di Norym e restituirla con immagini capaci di parlare direttamente al cuore.
Le sue illustrazioni non accompagnano soltanto la storia, la completano, la amplificano, la rendono viva.
Insieme, parola e immagine hanno dato corpo a quella scuola possibile, a quella scuola che sogno, che difendo e che cerco ogni giorno di costruire.
La narrazione si muove con grande delicatezza tra realtà, simbolo e possibilità educativa. Quanto della tua esperienza di docente ha influito sul tono, sul linguaggio e sulle scelte narrative che hai fatto?
La mia esperienza come docente ha inciso profondamente su ogni scelta narrativa che ho compiuto.
Il tono, il linguaggio e persino il ritmo del racconto sono guidati da un principio che considero fondamentale: la semplicità. Ma non intesa come banalità o semplificazione eccessiva.
Piuttosto, una semplicità essenziale, autentica, che si offre come spazio aperto e accogliente in cui ogni lettore e lettrice può trovare qualcosa di sé.
Credo che la semplicità sia la chiave per arrivare al cuore delle persone, perché è ciò che meglio si adatta all’unicità di chi legge.
Ognuno, a seconda della propria età, del momento che sta vivendo, delle emozioni che porta con sé, sarà in grado di cogliere significati diversi.
È questa l’idea che mi ha guidato: costruire una narrazione che non imponga un’interpretazione univoca, ma che apra possibilità.
Un linguaggio che suggerisce, piuttosto che spiegare; che accompagna, invece di dirigere.
Noi che lavoriamo a stretto contatto con i bambini lo vediamo ogni giorno: la letteratura può aprire mondi. In che modo pensi che un albo come questo possa essere uno strumento per parlare davvero di inclusione, dentro e fuori la scuola?
Credo profondamente che la letteratura, possa essere una delle strade più potenti per costruire una cultura dell’inclusione reale e vissuta.
Quando ho immaginato Le farfalle di Norym, ho desiderato che non fosse semplicemente un libro da leggere, ma un dispositivo pedagogico attivo, capace di generare esperienze, riflessioni e dialoghi.
Un albo illustrato, infatti, ha una struttura che lo rende particolarmente versatile: unisce parola e immagine in un equilibrio narrativo che può parlare sia ai bambini piccoli sia agli adulti, offrendo diversi livelli di lettura.
Questo lo rende adatto a tutte le età, e soprattutto capace di raggiungere anche chi ha differenti modalità e stili di apprendimento: chi apprende meglio attraverso il linguaggio visivo, chi attraverso l’ascolto, chi attraverso l’interpretazione emotiva o simbolica.
In questo senso, ho voluto che “Le farfalle di Norym” potesse essere una storia da vivere, discutere, esplorare in classe, non solo da leggere passivamente.
Ogni pagina può diventare un’occasione per aprire un confronto, per raccontarsi, per riflettere insieme su temi centrali come l’identità, la diversità, il senso di appartenenza.
L’inclusione non si costruisce con definizioni teoriche, ma attraverso esperienze condivise che permettano di vedere l’altro, riconoscerlo e valorizzarlo.
Quando una storia riesce ad accendere domande, a generare dialogo, a mettere in moto pensiero critico ed empatia, ha compiuto qualcosa di prezioso.
Questo è, per me, il cuore dell’educazione: creare spazi dove ogni voce possa risuonare, ogni differenza possa essere accolta, e ogni bambino o bambina, indipendentemente dalle proprie caratteristiche, possa sentirsi parte attiva e riconosciuta della comunità.
Se dovessimo raccogliere il cuore di questa storia in un solo pensiero da lasciare a chi legge – grande o piccolo che sia – quale desiderio vorresti che portasse via con sé?
Se potessi lasciare un solo pensiero a chi legge “Le farfalle di Norym”, vorrei che fosse il desiderio di custodire la meraviglia.
La meraviglia che nasce quando ci sentiamo visti, accolti, ascoltati.
Vorrei che chi chiude l’albo si portasse via la sensazione che ogni persona è un piccolo universo da esplorare, e che nelle differenze si nasconde la bellezza più autentica.
Che leggere insieme può diventare un atto d’amore, un modo per capirsi meglio, per aprire spiragli là dove sembravano esserci solo muri.
E, sopra ogni cosa, vorrei che restasse l’idea che tutti, grandi e piccoli, possiamo essere farfalle: fragili e leggere, sì, ma capaci di volare alto e portare luce anche nei luoghi più inaspettati.
L’incontro con Federico ci ricorda quanto sia preziosa la narrazione quando sa accogliere la complessità, amplificare le voci meno ascoltate e seminare empatia. Le farfalle di Norym è un libro che si rivolge ai bambini, ma che parla profondamente anche agli adulti, aprendo spazi di riflessione condivisa. Le farfalle di Norym è molto più di una storia: è un invito a vedere, sentire e comprendere l’altro senza filtri né pregiudizi, un vero e proprio atto d’amore verso la diversità, la scuola e la comunità.
Giuseppe Federico Larosa, Le farfalle di Norym, € 20,00
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