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La solennità dei tre giorni che precedono il Natale è arrivata! Siamo nel triduo. Affido a Celine Dion l’apertura, con un canto tradizionalissimo, del quale non si può fare a meno, le cui parole sono:
Adeste fideles læti triumphantes,
venite, venite in Bethlehem.
Natum videte Regem angelorum.
Venite adoremus, venite adoremus, venite adoremus
Dominum.


Giunto a noi dal 1743, quando sir John Francis Wade lo trascrisse  da un tema popolare irlandese per l’uso di un coro cattolico francese di Douai, a quel tempo importante centro cattolico di riferimento e di rifugio per i cattolici perseguitati dai protestanti nelle Isole Britanniche.

Restiamo in provincia di Reggio Calabria, dove troviamo un dolce tipico, preparato in due versioni. La Pignolata, a Reggio Calabria la troviamo glassata al limone e cioccolato e in provincia la troviamo al miele, un equivalente degli struffoli napoletani. Per avere la ricetta della pignolata glassata bisognerebbe riuscire a convincere un pasticcere reggino a renderla di dominio pubblico. Potete almeno osservarla (io l’ho appena mangiata :-P) La pignolata classica, invece, è facile da fare. Per mezzo kilo di farina, usate 4 uova intere, 150 gr di zucchero, liquore come Anice o Strega, miele, olio per friggere. Disponete la farina a fontana ed in mezzo metteteci le uova, lo zucchero, il liquore. Impastate fino ad ottenere una pagnotta omogenea e morbida. Tagliatene una fettina, arrotolatela sul tavolo con le mani per farne una stringa e poi tagliate tocchetti di mezzo cm. I tocchetti ottenuti vanno fritti in olio bollente, scolati su carta fritti e poi, quando li avrete fritti tutti, rotolati nel miele sciolto in un tegame sul fuoco. Disponeteli poi su un vassoio, facendo una forma di piramide o di ciambella. Spargeteli con momperiglia per dar un tocco di colore. Ed eccola qui! 

Una pallina tira l’altra 😀

E tu, quanti schiavi hai? E’ questa la domanda fondante di un quiz che rivela l’impronta sfruttatrice di ognuno di noi. Lo rivela Lettera43 in questo articolo che rimanda la sito Slavery Footprint, dove c’è un test da fare, in inglese, che può farci riflettere su quanti schiavi lavorano per noi dietro ogni oggetto della nostra vita quotidiana. Proviamo a farlo?

E a domani, amici. Bona sira!

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