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Immagine creata con IA. Un gruppo di scout cammina vicino ad un vulcano

“Caldo, caldo, caldo!
Non si parla d’altro. Fa caldo.

È estate, signora mia, cosa deve fare? Sì, ma troppo, non si sopporta.”

Estate 2025? Potrebbe, ma no.

Faceva un caldo terribile l’11 luglio 1982, ma non lo sentivamo, non era possibile percepirlo. Eravamo tutti intenti a cucire bandiere, a dipingere di azzurro tutto ciò che si poteva dipingere. L’Italia tutta era unita verso un unico obiettivo,  guidata dal presidente della Repubblica Sandro Pertini: conquistare la coppa del mondo di calcio nella partita finale con la Germania, al Santiago Bernabeu di Madrid. Tutti davanti alla tv a seguire la telecronaca di Nando Martellini fino al coro liberatorio “Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo!” E poi tutti fuori, a sfilare con le bandiere che sventolavano dalle nostre FIAT familiari. La piazza di Locri si riempì in pochi minuti: mai tanta gente, mai tanta festa prese e portò i locresi fino a notte fonda. Faceva caldo, tanto caldo ma non lo sentivamo.

Io era dispiaciuta di non poter godere di tutta la festa ma ero altrettanto eccitata perchè la mattina dopo sarei partita per la route estiva con il Noviziato del mio gruppo scout: circumnavigazione dell’Etna in sette giorni: a piedi da Taormina per raggiungere Catania passando per Randazzo, Bronte,  Adrano, Paternò. Volevamo noi, andare a piedi.  Ma il caldo no. Non ce lo concesse. Ci fece fare a piedi solo il primo tratto da Randazzo a Maletto. 

Si schiattava di caldo, sotto il peso degli zaini e delle tende ci arrendemmo al caldo e salimmo sul trenino della Circumetnea.

Sarebbe stata la nostra salvezza dei giorni a seguire. Avevo compiuto 15 anni da tre giorni.

Il trenino correva piano tra le siepi giallosecco e le piccole montagne nere di lava della campagna sicula in controra perenne, attraversava pale di fichi d’india e agavi fiorite che erano di un verde bagnato di giallosole; ci portava da una meta all’altra, ogni giorno disegnando un cerchio attorno al Vulcano appuntato da un ideale compasso. Compivamo le nostre imprese quotidiane: ad ogni tappa ci aspettavano gli scout del luogo per accoglierci e darci disponibilità delle loro sedi e la loro amicizia: riflessioni, azioni, progetti di gruppo e di vita accompagnate dai gesti necessari per vivere bene la settimana di route. Al mattino potevamo fare colazione con il latte freddo, a pranzo e cena tiravamo fuori i fornellini da campo e io morivo di goduria solo al pensiero della pasta condita con il Gran Ragù Star, dalla scatola alla gavetta in pochi minuti, cosa volere di più dalla vita da campo? E faceva caldo, caldo insopportabile. Io me lo sentivo tutto in testa, tanto che durante la tappa di Paternò, mentre correvo curiosa e incredula a vedere la fontana di “acqua grassa”, e bere la sua acqua gassata, improvvisamente il mio naso si mise a sanguinare, proprio per il caldo. L’acqua mi servì per rinfrescare i polsi e la nuca, non solo per bere. Il Maestro dei novizi e le mie sorelle e i miei fratelli scout si preoccuparono per me ma l’allarme rientrò subito, era una normale epistassi da calore. Ci lamentavamo tutti per il caldo ma non tornammo mai sui nostri passi, andammo avanti fino alla fine. “La guida e lo scout sorridono e cantano anche nelle difficoltà”. E noi cantavamo e sorridevamo: in ogni cosa che accadeva cercavamo il lato comico. Che vizio! Che virtù! Mai persi! Anzi.

E cantavamo le canzoni scout, i ban, e la musica del tempo. In quella settimana i singoli che stavano in classifica nella Top 10 erano:

1) “Paradise” – Phoebe Cates

2) “Ebony and Ivory” – Paul McCartney e Stevie Wonder

3) “Just an illusion” – Imagination

4) “Bravi ragazzi” – Miguel Bosè

5) “Messaggio” – Alice

6) “She’s a lady” – Richard Sanderson

7) “Celeste nostalgia” – Riccardo Cocciante

8) “Don’t you want me” – The Human League

9) “Lamette” – Rettore
10) “Harden my heart” – Quarterflash

Se non ve le ricordate, potete riascoltare su Rolling Stones.

Noi ce le ricordavamo bene, tutte. E anche di più, come dimenticare Teresa De Sio?  Le cantavamo tutte, italiane e inglesi; con qualche maccherone, vabbè. Dovevamo o no combattere il caldo? Che poi il caldo della Sicilia è sempre stato più caldo. Figuriamoci sotto l’Etna! Che solo a pronunciare la parola “vulcano” già senti più caldo!  

La nostra route continuò, portammo a termine tutto il giro e l’ultima sera la trascorremmo a Catania nella sede degli scout con noi gemellata perchè uno dei capi del nostro Gruppo veniva da lì. Stuoino, sacco a pelo (giusto per dire) e finestre spalancate nella stanza dove dormivamo. O meglio: dove avremmo voluto dormire. Il caldo non dava tregua, tanto che ad un punto della notte, Giulia, nel sonno, si portò in posizione seduta e si sfilò la maglietta restando solo in reggiseno. Ce ne accorgemmo tutti quelli che le giacevamo vicini, lei e pochi altri no: dormivano. Riuscimmo a sonnecchiare fino ad aspettare il giorno che ci prese, ci rimise sul treno da Catania a Messina, attraversamento a piedi sul traghetto e poi ancora treno da Villa San Giovanni a Locri su una bella littorina con sedili di legno, old style che facevano tanto Orient Express.

Alla stazione c’erano ad attenderci i genitori, accaldati e felici di riabbracciarci. Ci attendevano le nostre case con le bandiere italiane di calcio che sventolavano e sventolavano ancora; e sventolano ancora oggi quando ripenso all’11 luglio del 1982.

Adesso sì, è estate 2025 e fa caldo di nuovo; non c’è il calcio mondiale ma si parla di Gattuso in nazionale; in classifica ci sono canzoni tutte uguali che non riesco a seguire, meno male che ci sono le targhe Tenco ad aprirmi spiragli che rispondono ai nomi di Lucio Corsi, Giulia Mei, La Niňa.
Gli scout di Locri, i miei scout, in questi giorni sono in campeggio ed io ne sono felice.

Magari anche solo perchè forse mi è preso un attimo di Celeste nostalgia. Ma che caldo, signora mia!

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