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mafia in scatolaOk, ok. Abbiamo scoperto che a Vienna c’è il ristorante Don Panino che gira sul grill vittime di mafia del calibro di Giovanni Falcone e Peppino Impastato. E ci siamo indignati.

Ok, ok. Adesso scopriamo che a Buenos Aires c’è un altro ristorante, Arte de Mafia che propone piatti dedicati ai capi di Cosa Nostra, e si trovano nel menù il “Petto di pollo dei picciotti” con salsa di rucola e olive, i “Gamberetti della Famiglia Genovese” a base di pancetta e cipolle, “l’Agnello di Carlo Gambino con risotto vegetale e mascarpone” e la “Picada de Vito Corleone”, un piatto di prosciutti, salami, formaggi, olive. E ci stiamo per indignare.

Ma scusate, mi dite chi sono i milioni di italiani che alzano lo share televisivo con gli occhi sbarrati, la sveglia memorandum puntata, il rientro a casa puntuale per non perdere nessun episodio dei vari Il Capo di capi, L’ultimo padrino, Il clan dei camorristi, L’onore ed il rispetto, e similari?
Nessuna indignazione?

E quando in tv, nelle arene, nelle serate in memoria di, nei vari talk show, vediamo e sentiamo pluriomicidi incappucciati che raccontano la loro storia e vengono quasi celebrati per il loro “pentimento”, dov’è la nostra indignazione?

E’ che mangiarci la mafia ci risulta più indigesto che fare gli spettatori e alzare lo share.

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