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cavoloneropatatefagioliHo trovato un contadino fidato.

Dopo la prova de La ricetta del cavolo, son tornata da lui con una richiesta specifica: “Ciao, Dino!” Oh già, qui ti danno tutti del tu e allora mi sono adeguata. Non conosco il nome del contadino e ho deciso che lo chiamerò col diminutivo, Dino.  Ho chiesto a Dino come avrei potuto fare a rendere il cavolo nero come piatto esclusivamente vegetariano, che ho qualche amicizia cui non posso proporre carni a tavola e lui, gentilissimo, mi ha suggerito di unirlo ad altre verdure. Io sono stata chiara con lui e gliel’ho subito detto: “Guarda che adesso che sono fan del cavolo nero, tu me lo devi mettere da parte ogni settimana, finchè ne avrai.” E lui non se l’è fatto ripetere, mi ha assicurato che il suo cavolo nero sarà tutto per me. O quasi. Ecco, ci sono casi in cui la condivisione non è proprio una cosa bella. E pazienza!
Ma torniamo a noi. Mi son data da fare (non poi troppo in realtà, la natura è generosa di suo) e così ho portato a casa il cavolo nero e delle patate; volevo anche dei fagioli, ma il contadino ne era sprovvisto, non è mica facile trovare i pappaluni (fagioli di Spagna) a febbraio. Cosa sono i pappaluni? Ve l’ho detto, sono i fagioli bianchi di Spagna, che gli Aspromontani conoscono bene, perché sui piani di Carmelìa (Delianuova), sui piani della Corona (Bagnara), sui piani di Gambarie,  in estate crescono rigogliosi a ricompensare il lavoro dei contadini di quei luoghi. Cu’ quattru vajani si faci ‘nu piattu (con quattro baccelli si fa un piatto), a dimostrazione della maestosità dei pappaluni. E del loro sapore, che dirvi? Gustosissimi! Ecco perché li cercavo. Non li ho trovati a Carmelia, ma a Car…refour, in barattolo.

Una volta a casa, ho fatto la solita doccia al cavolo nero, poi l’ho spezzettato, privato della nervatura centrale e messo in pentola con olio extravergine d’oliva. Quando s’è un po’ appassito, ho unito le patate tagliate a fettine e li ho fatti andare. Ho aggiunto un filo d’acqua, giusto per non farli disidratare. E quando erano quasi cotti, ci ho tuffato i pappaluni. Sale qb, e portati a cottura.

Risultato? Da “fan del cavolo nero”, son diventata “amante del cavolo nero”, me ne sono innamorata. Lo so, è difficile capire, ma vi assicuro che è qualcosa di straordinario quest’amore del cavolo.

Non so dire quanto abbiano contribuito le patate e quanto abbiano contribuito i pappaluni. O quanto abbia contribuito Dino stesso. Delle patate sappiamo tanto. Di Dino sappiamo poco, e quel che c’è da sapere lo so solo io; se no che contadino fidato sarebbe? Ma dei pappaluni, forse, ne sappiamo un po’ meno; tanto che, per amor  di conoscenza,  la mia amica Marianna Frammartino,  ha loro dedicato una delle sue Odi Estemporanee:

‘U PAPPALUNI

Sugnu grosso, plafiu e iancu

Re d’a Spagna sempi stancu!

Jettatu ammenzu ‘a virdura

Fuju d’i fornelli u cercu friscura!

A friddu e a caddu a ricogghju ‘na miscitata

A cu’ mi mbisca nt’a ‘na ‘nsalata

E si doppu ‘a musica d’a trumba non esti reali

Pappaluni sugnu e non cardinali! (Marianna Frammartino, Odi Estemporanee)

 

 

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