E forse lo si potrebbe dire anche cinque. Già, perchè oggi la mano non si è accontentata di un libro soltanto. E’ stata avida e ne ha tirati fuori due insieme dal bookcase. Due che stavano uno accanto all’altro, quasi appiccicati uno all’altro. Due che stavano abbracciati sullo scaffale. Due che si sostengono a vicenda, come fossero quei meravigliosi reggilibri da mensola che si possono vedere nei negozi di alto design, uno di fronte all’altro. Nel momento in cui ho guardato i libri presi, ho capito che ho un inconscio che non riesce a stare zitto: parla; forse urla. Non riesco a dare altra spiegazione. Vi presento le foto.
Qui siamo a pag. 101 del libro “La doppia assenza. Dalle illusioni dell’emigrato alle sofferenze dell’immigrato“, scritto da Abdelmalek Sayad ed edito da Raffaello Cortina Editore. Questo libro è uscito in Francia nel 1999 ed ha avuto la prima edizione in Italia nel 2002. E’ il frutto di vent’anni di ricerche e focalizza il problema dell’emigrazione-immigrazione, disegnando uno scenario conflittuale tra le società ricche e quelle povere. Il migrante sta a cavallo tra le società ricche e quelle povere e si ritrova sempre “fuori luogo”, bloccato nel paradosso della “doppia assenza: l’assenza dalla propria patria, e l’assenza nelle cosiddette “società d’accoglienza”, nelle quali è incorporato ed escluso al tempo stesso. E’ assente l’emigrato, è assente l’immigrato. Nella foto siamo al capitolo n.3, intitolato “Una migrazione esemplare” e l’autore sta affrontando il tema dell’immigrazione specificata in “immigrazione di lavoro” o “immigrazione familiare”. A voi la lettura.
Ed ecco la seconda foto.
Qui, invece, ci troviamo a pag. 37 del libro Traiettorie di sguardi: e se gli altri foste voi? scritto da Geneviève Makaping ed edito da Rubbettino. L’autrice scrive della propria esperienza, del suo viaggio verso l’Italia, “un percorso ad ostacoli che la porterà, attraverso la sua esperienza di vita quotidiana, ad indagare le motivazioni che hanno spinto il radicarsi di stereotipi e definizioni limitanti per etichettare ogni forma di diversità”. Mentre ha ricevuto su se stessa gli sguardi degli altri, nel libro è lei a guardare noi, a renderci altri. Nella foto siamo all’inizio del capitolo n. 5 che ha titolo Chiamatemi negra , dove l’autrice si descrive come minoranza, in quanto “cittadina camerunese in mezzo alla maggioranza italiana”, ma non è e non vuole essere una “minoranza piagnucolona”. A voi la lettura!
Prima di lasciarvi e di darvi appuntamento a domani per un nuovo PACLIC (se non sapete ancora di cosa si tratta, cercate e leggete il post dal titolo PACLIC zero), voglio solo dirvi che questi due libri fanno parte della sezione della mia biblioteca frutto degli studi universitari e che questi libri li ho avuti e li ho tra le mani, sotto la matita, tra i neuroni, perchè la mia professoressa di Sociologia, Renate Sièbert, me li ha fatti conoscere; così come mi ha fatto conoscere la stessa Geneviève Makaping che è docente di Antropologia. Tutto questo è accaduto nella facoltà di Scienze Politiche dell’Università della Calabria.
A domani!
©lenotedimararechichi riproduzione vietata senza citarne la fonte
Follow me: