Qualche giorno fa, mentre scorrevo la TL di Facebook , mi sono imbattuta in un post che recava una notizia che mi ha particolarmente addolorato. E’ venuto a mancare Pasquale Favasuli, un poeta dialettale calabrese gentile e perbene, che ha fatto dell’ironia e dell’umiltà le sue peculiarità.
Non era su Facebook e se ci fosse stato, sono certa che sarebbe stato pronto a scrivere in rima, ironicamente, di questi nostri tempi.
Negli anni 2012 e 2013, insieme ad altri amici artisti (si leggano i nomi di tutti nelle foto allegate in basso) abbiamo condiviso un pezzo di strada che era nato da un’intuizione mia e di Marianna Frammartino: creare un format che portasse in giro la poesia dialettale facendo scoprire i sapori dei luoghi: ‘Mbiviti n’attra era il titolo dell’evento. Mutuando il titolo di una canzone dei Quartaumentata, incitavamo il pubblico a “bere un’altra” poesia. Ci eravamo messi in viaggio con l’obiettivo di diffondere la lingua e la calabresità guardata da un punto di vista ironico e propositivo, non nostalgico e lamentoso. Pasquale Favasuli aveva abbracciato l’idea e faceva di tutto per non mancare agli appuntamenti che organizzavamo in giro per la provincia di Reggio Calabria. Ogni volta che si esibiva non “si esibiva”; con gentilezza e mai fuori dal suo posto, prendeva in mano il microfono che gli veniva ceduto e, a memoria, leggendo solo tra le cartelle del suo archivio personale in cui l’ippocampo faceva grandi galoppate, decantava i versi che aveva composto. Subito catturava l’attenzione e conduceva il pubblico verso il divertimento e la risata senza bisogno di far ricorso a parole sconvenienti, anche quando l’argomento poteva essere terreno fertile. I suoi componimenti sono delle perle di saggezza popolare che fanno vedere il mondo con gli occhi di un uomo che aveva un talento indiscusso associato ad una personalità intrisa di umiltà disarmante, di garbo relazionale ancorato al “voi” venerante; una sorta di perfezione verso l’eternità. Conservo gelosamente i fogli ciclostilati contenenti le sue poesie che mi aveva donato scusandosi della forma, quasi vergognandosene, ma felice di poter donare il suo “libro”; ho qualche fotogramma dai video registrati da amici presenti agli eventi e qualcosa lo si può trovare anche su YouTube. E, infine, c’è qualche articolo di stampa locale che gira nel web.
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Al caro Pasquale, oggi, non posso fare altro che rivolgere un pensiero sorridente ricordando e rinnovando quell’affetto e quella stima con cui ci abbracciavamo ogni volta che ci incontravamo.
Ciao, Pasquale, poeta gentile, falli i si scialanu llá ssupa!
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