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Anno scolastico 1985/86. Anche i miei esami di maturità classica, cominciarono con la prova di italiano. Tema: Attraverso quali esperienze avete imparato ad apprezzare la parola scritta rispetto alla pluralità delle forme espressive del nostro tempo, acquistando il gusto alla lettura e raggiungendo la comprensione del valore dell’opera letteraria? Sviluppai la traccia analizzando le forme espressive quali il cinema, il teatro, la pittura, la musica di quegli anni (oh, gli anni 80!) e soffermandomi, poi, sul valore dell’incisività della parola scritta che può rimanere in eterno nella memoria collettiva e che è, comunque, la base di molte altre forme espressive: non si fa cinema se non si scrive una sceneggiatura, non c’è teatro senza un testo, non c’è canzone senza parole. E poi, i diversi generi letterari, la predilezione verso i romanzi d’avventura (poichè avevo da tempo divorato tutti i Corsari Neri, i Sandokan, le Isole del Tesoro, tutte le Piccole Donne e simili) verso la satira (i primi passi di Tango, poi seguito da Cuore), i fumetti (il desiderio di poter essere Eva Kant, la milionesima cliente di un negozio di Paperopoli), i saggi (cercare risposte ai perchè); è capitato anche a voi di portarvi in bagno, invece che una rivista, i volumi di un’enciclopedia? Ditemi di si, vi prego!

Anno scolastico 2010/2011. A tracce appena diffuse dalle testate giornalistiche, provo ad immergermi nel mare magnum. Analisi del testo, la poesia “Lucca” di Ungaretti, a me non l’hanno fatta studiare, nè tantomeno potrei immaginare la mia prof che decanta: le cosce della donne sorprese a fecondarsi di te…. e non sai più se è pesca o labbra quella forma che hai divorato. Per il saggio breve letterario, il tema da affrontare “Amore, odio, passione” è stato corredato da raffigurazioni di opere d’arte: Il bacio, di Klimt; Gli amanti, di Picasso; Ettore e Andromaca, di De Chirico. Tre vortici di intrecci relazionali uomo-donna, con sfumature da cogliere in quelle tre parole, che risuonano ogni giorno nelle cronache della notra vita quotidiana. C’è poi Andy Warhol con i suoi “futuri 15 minuti di fama” per il tema generale, con l’esortazione ad analizzare il valore della fama effimera nella società odierna. Ci diranno i nostri ragazzi che hanno voglia di normalità, fuori dagli standard, fuori dai modelli offerti dai media, e che l’unica fama cui aspirano, dopo aver superato questa prova, è la lode dei proff e della famiglia, prima, e quella di poter onorare il lavoro che verrà insieme all’impegno in società, poi?

Per ora ci resta la curiosità di sapere quali tracce hanno scelto, il resto sarà storia.

La storia di ognuno.

 

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