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Adoro il Giro d’Italia, non ci capisco niente di strategie di squadra, non so chi merita la maglia rosa, quella ciclamino e quella nontiscordardime; mi appassiona il momento del premio della montagna anche se non so che vantaggi porti ai corridori; ma lo adoro. Per un unico motivo: in poche settimane ti porta nei luoghi più inaspettati d’Italia. Mi scialo ad osservare i paesaggi che attraversa e ci mostra e, forse, non mi metto a capirci di più sulla gara, perché mi distraggo con le strade, le case, il verde, la gente che incita, quelli che lanciano borracce, quelli che danno spinte, quelli che tifano. Che poi, quelli che vanno a vederlo da vicino, il Giro, stanno lì ad aspettare ore per veder sfrecciare i ciclisti davanti ai loro occhi soltanto per pochi centesimi di secondo. Ammetto, però, che il rumore corale dell’aria tagliata dai raggi delle bici arriva alle orecchie come fosse dolce musica e non c’è altro modo di goderne se non stare lì, a bordo strada.

Oggi la tappa del Giro è arrivata nella nostra Serra San Bruno, ho giusto potuto vedere l’ultima ora, da poco prima di arrivare a Soriano fino all’arrivo.  Sono qui a confessare che ho provato due sensazioni. La prima è che mi sono sentita disorientata: fino a Sorianello è andata bene, seguivo la strada, nessun problema. Ma dopo Sorianello, quando mancavano poco più di cinque chilometri all’arrivo, la strada è diventata larghissima, viadotti, gallerie, passaggio da Croce Ferrata con GP Montagna, passaggio davanti alla Certosa e arrivo a Serra. mai vista quella strada! Insomma, mi son persa.

La seconda è che mi sono sentita disorientata. Tutto il percorso era tappezzato da pannelli pubblicitari degli sponsor. Il Giro d’Italia ha portato in questa parte d’Italia, in Calabria, gli spot di grosse aziende nazionali (certo, chi altri potrebbe permettersi di far da sponsor al Giro?). Nella terra mai raggiunta dai treni, orfana pure delle Ferrovie della Calabria, ho visto i pannelli di Italo, il supertreno che scende fino a Salerno e si ferma; sì, quello che ci ha rubato il nome a Catanzaro. Nella terra dell’eterno cantiere della SA-RC ho visto il pannello di Autostrade per l’Italia: appunto, per l’Italia. Nella terra dei mostaccioli e dei tozzetti alle mandorle di Monardo ho visto i pannelli e le confezioni giganti di biscotti Balocco. Nella terra del trancio di tonno sott’olio in vasetto di vetro, di Callipo e di Sardanelli, ho visto i pannelli di Rio Mare. Nella terra dei termocamini ho visto i pannelli di Suisse Gas. Nella terra delle fragoline di bosco ho visto la pubblicità per la frutta dei fratelli Orsero. Nella terra dell’Amaro Serrese di Fiorindo ho visto i bicchieroni giganti di Estathé. Nella terra che ospitò il comune più povero d’Italia ho visto gli striscioni di Banca Mediolanum costruita-intorno-a-te. Insomma, mi son persa.

Facevo il tifo per Danilo Di Luca che ho visto in testa e me lo ricordo dagli altri Giri, invece il primo è stato Battaglin. Poco male, sempre italiano è. E son rimasta con una domanda: stasera a cena, gli avranno almeno fatto gustare una bella pitta china? Ditemi di sì, prima di sentirmi persa di nuovo.

Clickando qui trovate le foto ufficiali della tappa

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