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Fo Dylan Foto dal web

Stamattina dovevo tenere una lezione di scienze, stiamo studiando il sistema solare. Mi sveglio, apro lo smartphone, leggo le notizie. Mi colpisce la scoperta di un nuovo pianeta nano, leggo tutta la notizia su Repubblica.it e mi dico: devo leggere questa notizia ai ragazzi in classe. Decido di acquistare il quotidiano versione cartacea, per portarlo in classe.

E lo faccio.

Al momento dell’intervallo mi metto a sfogliare il giornale per vedere l’articolo e prepararlo per la lezione di scienze ma, scruto tutte le pagine e non trovo la notizia. Pazienza, mi dico, lo leggerò dallo smartphone.
Però resto colpita da tutta una pagina dedicata a Linus, il famoso speaker e dj di Radio DeeJay che annuncia la chiusura del suo blog, perchè stufo e stanco di non riuscire più a star dietro a tutto, un impegno gravoso. Ecco, da un pezzo anche io ho tentazioni simili: scrivo molto meno su questo blog (potete vederlo da soli); uso Facebook in misura minore di qualche tempo fa, alcuni giorni non scrivo proprio; tweetto pochissimo, al massimo qualche RT; beh, su Instagram mi diverto a postare foto gastronomiche che riverso su Facebook e Twitter; e niente più, nè scritture per testate online nè cartacee, nè commenti, nè opinioni, nè Dino, nè Missive, niente. Solo pensieri sporadici. E non è che io non pensi più, anzi.

E insomma, stavo davanti al giornale, cercavamo il pianeta nano con alcuni alunni, quando mi arriva la notifica con la notizia della morte di Dario Fo. Caspita! Un premio Nobel per la letteratura che se ne va! Una fitta al senso culturale, un’altra in questo male-detto 2016! Sì, il senso culturale: cosa sarà, il settimo senso? Diciamo il cinque e mezzo, non riesco a farlo stare dopo il sesto senso. Ecco, il senso cinquemmezzo è il senso culturale, che sta dopo i cinque sensi e prima del sesto. Avevo, dunque, sentito una fitta al senso cinquemmezzo.

Piove oggi, finisco le lezioni alle 12.30, ritorno a casa sotto la pioggia e in mezzo al freddo di questo autunno finalmente manifesto, col senso cinquemmezzo stretto e grigio come l’aria.

Arrivo a casa, mi tolgo la pioggia di dosso: via giacca, via sciarpa, via cappello. E avanti un’altra notifica: Il premio Nobel per la letteratura 2016 è stato assegnato a Bob Dylan!

Mi percorre un brivido, penso subito all’operazione matematica: -1 e +1 fa 0. Per un Nobel alla letteratura che se ne va, un Nobel alla letteratura che viene! No, non è freddo calcolo, è verifica di una strana coincidenza che solo noi italiani (ma anche gli statunitensi) possiamo cogliere: Dario Fo era nostro, Bob Dylan è anche nostro.

Un attimo ci vuole, la mia memoria corre a quante cantate, chitarra in braccio, sulla spiaggia o sotto i pini e la brughiera, sulle note dei migliori cantautori italiani e stranieri. E lui, Bob.
E poi fino al 29 agosto scorso: c’era Tito, otto anni, piangeva annoiato tra i sassi di Matera perchè i genitori lo avevano portato lì in vacanza e in macchina gli facevano ascoltare Dylan. Chissà cosa diranno, stasera, papà e mamma a Tito quando tornerà da scuola!

Il mio senso cinquemmezzo s’è allargato, la fitta s’è allentata, piove ancora ma il cielo è meno grigio. C’è ancora da scrivere. La letteratura è meravigliosa: stimola, stuzzica, risveglia, rinvigorisce, rianima. Esattamente come le canzoni, la musica. Possiamo recitare e cantare, leggere e cantare. Possiamo scrivere. Posso scrivere. Scrivo. Ho scritto. Salutatemi Linus.

Sono coincidenze, sono strane coincidenze, sono provvidenze, che ci fanno nascere domande. Mistero.

E’ tutto un mistero buffo.  Ma… the answer, my friend, is blowin’in the wind!

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