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Il faro è un simbolo antico, archetipo di orientamento e di salvezza, ma anche luogo di solitudine, riflessione e metamorfosi. Nella narrativa contemporanea, diverse voci hanno scelto di affidargli un ruolo centrale, trasformandolo in una guida che parla direttamente all’anima. Nel nuovo romanzo di Giovanna Alma Ripolo, Il Faro. Verso un nuovo inizio (Vintura Edizioni) la luce del faro non è soltanto un approdo, ma una lente attraverso cui leggere la complessità dell’esistenza: le vite che si sfiorano senza incontrarsi, il peso della memoria, le fratture interiori e la possibilità sempre aperta della rinascita. Qui il faro diventa un archivio emotivo, un crocevia di ombre e consapevolezze, in cui la speranza si costruisce anche attraverso l’accettazione delle zone oscure.
Dopo aver letto il suo libro in poche sere prima di andare a dormire e materializzando nella mia mente le immagini di molte scene (adoro i fari, eh già!), ho chiesto a Giovanna di concedermi una breve intervista da pubblicare qui sul blog.

Nel tuo nuovo romanzo, Il Faro. Verso un nuovo inizio, accompagni chi legge in un percorso intimo e al tempo stesso universale, dove le vite dei personaggi dialogano con la grande Storia e il mare diventa metafora di trasformazione.
La luce e l’ombra, in costante tensione, conducono verso quel faro che custodisce memorie, fragilità e slanci di speranza. Mi piacerebbe esplorare con te, da vicino, le radici di questo viaggio narrativo e le scelte che lo hanno reso così potente.

Il faro è il simbolo cardine del romanzo, una guida luminosa e metaforica. Quando è nata l’idea di usarlo come fulcro della narrazione? Cosa rappresenta per te?

I fari mi affascinano da sempre ed è da tempo che immaginavo di raccontare una storia che ruotasse attorno a questa figura per cui ho una grande passione. 
La particolare postura dei fari a me familiari come quello sul promontorio di Capo Colonna o quello di Monasterace in Calabria, mi ha particolarmente ispirato per la costruzione di questa storia dove il faro, come descrivo nel prologo, rappresenta una figura familiare con cui misurare il tempo della vita e, allo stesso tempo, dividere il mare e il cielo unendo le storie degli uomini che vi gravitano attorno.
Ed infine l’elemento più interessante, e cioè la luce che nel faro gira continuamente lasciando sempre una parte in ombra. Colgo in questo aspetto una metafora della vita di tutti noi fatta di luci ed ombre che continuamente si alternano.

Nel libro intrecci microstorie e grandi eventi storici, costruendo una geografia emotiva che attraversa epoche diverse. Come hai sviluppato questo dialogo tra memoria personale e memoria collettiva?

Ogni volta che mi dedico ad una storia è inevitabile per me intrecciare i fili delle vicende che seguono sempre percorsi tortuosi e non lineari. È una modalità di scrittura dove mi sento a mio agio e l’intento a cui fai riferimento tu, e cioè il dialogo tra memoria personale e memoria collettiva, è la strada che ho immaginato sin dall’inizio per la vicenda alla base de “Il faro”.
Avevo appuntato da tempo sui miei piccoli quaderni di note che mi accompagnano sempre, un episodio secondo me fondamentale e curioso della fine del secondo conflitto mondiale e cioè la morte a distanza di soli due giorni dei due terribili protagonisti: Mussolini e Hitler, il 28 aprile l’uno e il 30 aprile l’altro. Mi sono a lungo documentata anche sulla comunicazione e la diffusione della notizia nell’Italia Meridionale del 1945 e, come faccio spesso quando scrivo, ho saccheggiato i miei ricordi e quelli della mia famiglia provando a costruire una vicenda intrigante e, allo stesso tempo, verosimile.

Le vite dei tuoi personaggi si sfiorano, a volte senza incontrarsi davvero. Cosa rappresenta per te questo “quasi incontro”? E’ una metafora del destino, del caso della fragilità delle relazioni umane?

Le relazioni umane sono sempre più fragili anche a causa del tempo che corre inesorabile e del progresso che virtualmente ci tiene sempre connessi ma, allo stesso tempo, distanti. I personaggi nascono e crescono pian piano nelle mie storie. Inizio sempre da un particolare, un’abitudine, un qualcosa che li caratterizza e man mano che gli eventi si succedono provo a dare spessore al vissuto di ognuno.
Arrivo sempre ad affezionarmi ad ognuno di loro e ho persino difficoltà a lasciarli andare quando la vicenda si conclude.
Alcuni di loro si incontrano e i destini si intrecciano, anche a distanza di tempo come nel caso di Giuseppe e dei suoi nonni, ma altre volte, come dici tu, si sfiorano. In entrambi i casi però ci sono e vivono la storia, sia quella grande degli eventi che ci sovrastano che quella piccola della singola condizione di tutti gli esseri umani.

Il romanzo parla di rinascita, ma anche di ombre profonde che rischiano di inghiottire tutto. Com’è stato trovare il giusto equilibrio narrativo tra dolore e speranza?

Non sono certa di essere riuscita a trovare il giusto equilibrio tra dolore e speranza, sono però sicura di non averlo neanche ricercato perché il dolore, come diceva Schopenhauer che è un filosofo che amo molto, è la condizione esistenziale di ogni essere umano. In fondo vivere e soffrire appartengono proprio al nostro essere umani, tocca però a tutti noi non soccombere e rinascere ogni volta che ne abbiamo l’occasione. Provo a fare questo ogni volta che do voce ad una storia: raccontare le lacerazioni e i successivi tentativi di ricucirle.

Se potessi lasciare un messaggio a chi leggerà Il faro. Verso un nuovo inizio, quale luce vorresti che rimanesse accesa nei loro cuori una volta chiuso il libro?

Sicuramente la luce della speranza così come ci insegnano i fari che si stagliano dai promontori delle nostre coste che spesso servono a far ritrovare una nuova opportunità di vita per chi si avvicina dal mare.

Ringrazio Giovanna per questa piacevole chiacchierata, seppur a distanza, e consentitemi una piccola digressione: alzate lo sguardo fino all’inizio di questa e di tutte le altre pagine del blog: cosa vedete?

Infine, una raccomandazione: prima di iniziare a leggere il libro, cercate il brano La Verità di Brunori Sas e ascoltatelo, poi aprite le pagine.

Giovanna Alma Ripolo, IL FARO verso un nuovo inizio, Vintura Edizioni € 15,00.

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