“Le prime ore trascorrono nell’affannosa ricerca di conoscere il nostro destino.
La vita, la morte che ci attende è descritta da una ridda di drammatiche notizie che coincidono con la realtà delle prime angosciose esperienze. La possibilità di sopravvivere è minima.
Mauthausen è un lager di sterminio, dove cioè noi prigionieri siamo destinati a morire dopo qualche settimana; al massimo possiamo resistere tre o quattro mesi, durante i quali siamo sfruttati in duri lavori utili al Reich.
Botte giorno e notte. Una zuppa di rape, poco pane ammuffito e una noce di margarina o una fettina di salame sono il solo nutrimento per una intera giornata. Pugni e calci. Poche ore di scomoda tregua è il riposo, in quattro per ogni pagliericcio largo ottanta centimetri, lungo un metro e ottanta. Calci e bastonate. Vecchie e ridicole divise militari di guerre dimenticate pretendono di
ripararci dal freddo. Altri calci, ancora pugni e bastonate, fino a morire sfiniti dalla fame, dal freddo, spesso sul posto di lavoro, talvolta di morte violenta, puniti per supposte o banali colpe.
I cadaveri vengono bruciati nei forni crematori. Tutto è organizzato per farci sparire senza lasciare traccia. Insomma ci deportano qui, da tutta Europa, perché troppe fucilazioni nelle nazioni occupate possono provocare reazioni a catena, disordini, insurrezioni; rimangono invece abbastanza tranquille, credendo che i nazisti abbiano semplicemente inviato gli oppositori a lavorare in
Germania.
Noi deportati politici siamo individuati da un triangolo rosso cucito sulla giacca e sui pantaloni; è indicata anche la nazionalità ed il numero di matricola. Io sono l’It. 115637.
Gli ebrei hanno il triangolo giallo; non ne ho visti ancora. Dicono che li uccidono quasi tutti subito appena arrivano.
Gli zingari e gli altri “asociali” (secondo il giudizio dei nazi) sono distinti con il triangolo nero.
Siamo tutti comandati da delinquenti, rapinatori, assassini, contrassegnati con il triangolo verde. Li chiamano kapos. Ecco chi erano gli strani uomini conosciuti all’arrivo. Sono ergastolani tedeschi prelevati dai penitenziari con il preciso compito di toglierci ogni capacità di resistenza, fin dai primi giorni. Poiché la loro carriera e i loro privilegi dipendono dalle capacità di svolgere il loro
mandato, infieriscono con crudeltà ottenendo di spersonalizzarci in poco tempo.”
(da Vincenzo Pappalettera, Tu passerai per il camino, ed. Ugo Mursia)
E’ il 27 gennaio del 2013. Non sono passati ancora troppi anni; sono pochi, pochissimi, e qualche smemorato ancora ne sente il richiamo tentatore. Ma noi facciamo memoria, ieri, oggi, domani e sempre. E ripetiamo ed urliamogli: MAI PIU’! Mai più camini! Mai più bambini nel vento! MAI PIU’!!! Io chiedo: quando sarà che l’uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà…
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