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(articolo pubblicato su Zoomsud.it a questo link)

Non trovo gusto a dirvi ancora chi c’era e chi non c’era al Salone Internazionale del Libro di Torino (da ora SalTo13): lo hanno già fatto altri. Non trovo gusto a raccontarvi ancora quali libri e quali case editrici di Calabria c’erano, o non c’erano, e cosa hanno presentato a SalTo13, lo avrete già letto in giro e visto in tv. Trovo gusto, invece, e molto, a parteciparvi della vera novità che ho trovato a SalTo13, in piena sintonia con la passione più diffusa del momento, ma di cui però, non ho ancora letto nulla.

La novità si chiama Casa Cook Book, uno spazio che ha occupato quasi metà del padiglione 3, interamente dedicata alle pubblicazioni enogastronomiche, quelle che celebrano la passione per i cibi e per la cucina. In questo spazio, fatto di angoli dedicati ai libri, novità editoriali, alcuni accessoriati con utensili da cucina quasi introvabili, dalla grafica accattivante, elegante, che sembrano dirti: “mangiami, mangiami!”; fatto per gran parte dall’area incontri con 60 posti a sedere davanti all’area Show Kitchen accessoriata con le migliori attrezzature dove grandi chef e foodblogger hanno dato lezioni e dimostrazioni; in questo spazio c’era sempre il “tutto esaurito”, grande pubblico a fare incetta di libri e assaggi, a dialogare e degustare tra parole come sostenibilità, stagionalità, biologico, showcooking, decrescita felice, creatività (filo conduttore di SalTo13). Con la possibilità di tagliare la fetta perfetta di un noto prosciutto cotto (e poi mangiarlo), e finire con un famoso dopo pasto gelato gentilmente offerto nei gusti limone, caffè, mirtillo. Tra un libro e l’altro.

La passione più diffusa del momento, lo avete capito, è proprio l’enogastronomia, la ricerca dei piaceri del palato legata alla riscoperta delle radici culturali di questa passione. Una passione messa in bella evidenza a Casa Cook Book, ma sottintesa in altri spazi espositivi. Anche in stand di grandi case editrici c’era, infatti, la possibilità di scorgere un angolino dedicato a degustazioni o dimostrazioni, laddove c’erano ricettari, manuali o romanzi con riferimenti enogastronomici.

Anche la nostra Calabria ci ha provato. Ma ha fatto esattamente il contrario. Metà del grande stand era uno spazio espositivo con i nostri prodotti tipici che hanno suscitato qualche polemica (che ci azzeccano con i libri?): la regina Nduja (un esemplare da almeno tre chili insieme ad altre suddite più piccole), il caciocavallo silano, le cipolle rosse di Tropea, giusto per dirne alcuni… e tantissimi altri tra cibi e bevande. Qualche libro di ricette calabresi sparso qua e là, senza pretese. Eppure c’era la Guida ai ristoranti di Calabria; eppure è stato ricordato che La rivoluzione è un pranzo di gala…. Salse, sughi, marmellate, biscotti, vini, acque minerali, liquori, conserve… Grande assente? La famosa gazzosa al caffè.

Noto alcune etichette sconosciute mentre mi aggiro tra confezioni, barattoli e bottiglie rigorosamente DOP, IGP, DOC, IGT, faccio che spostare un pacchettino di fichi al cioccolato per leggere quale fosse la bibita verdognola posta dietro, ed il tizio messo a guardia delle prelibatezze mi si avvicina e con tono minaccioso mi fa: “Signora, non si può toccare!” Avevo appena fatto in tempo a non ricordarmi più del signore che il giorno prima aveva chiesto insistentemente di conoscere il nome del sadico che aveva allestito lo stand per poi scrivere: “Non toccare. Solo per esposizione”. Già, qui c’è agroalimentare, non enogastronomia. Ci sono i prodotti integri, non ci sono chef e foodblogger calabresi a fare show. E forse stavolta ci azzeccavano proprio coi libri. Così Torino resterà con una domanda: ma i calabresi che gusto ci provano?

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