Volevo, per questo Natale, raccontarvi del mio viaggio in treno da Torino a Rosarno con “scalo” a Roma, dove ho dovuto prestare il fianco (nel senso che mi era seduto accanto) ad un meridionale razzista che si lamentava dei “negri che puzzano e non pagano il biglietto in treno e il controllore non gli dice niente mentre a me fanno storie. E allora adesso sai che faccio? Mi tappo il naso e mi siedo vicino a loro, così il controllore non dice niente neanche a me. Prima gli italiani!”. Mi era salito il sangue agli occhi, volevo quasi picchiarlo, ma poi ho iniziato a conversare con i due ragazzi facccepulite che mi stavano di fronte (come ad un tavolino al pub) e più mi raccontavano di quanto studiano medicina in due diverse città del nord e di come vivono insieme ad altri ragazzi di tutto il mondo, più mi si allargava il cuore colmo di speranza: eravamo 3 a 1.
Poi volevo raccontarvi di tutte le “luminarie casalinghe” che ho visto dalla città di Paola in giù, le guardavo dal treno; era buio e si vedevano bene, nonostante il riflesso dei finestrini, che tu guardi fuori e vedi i tuoi compagni di viaggio ubiqui, dentro e fuori dal treno. Le “luminarie casalinghe”, quelle che adornano (?) balconi, terrazzi, scale, ingressi, interi condomìni, quest’anno son particolarmente diffuse: a Paola pare che ogni casa ha ‘na festa patronale, complimenti! E, devo dire, anche in tutti gli altri paesi, costa jonica compresa, è tutto un luccichio di fili di led a luce fredda, calda, tiepida, multicolore, babbi natale che ancora non hanno cambiato sport (piace sempre l’alpinismo; aspetto che passino a zero gravity, si sa mai…), stelle comete, stelle di Natale, fiori, e renne. Renne sui balconi. Al sud. Al posto del barbecue, magari. Chissà se risulta da qualche parte che i consumi di energia elettrica a Natale si incrementano! L’ISTAT che dice? Ce le mette le lucine di Natale nel paniere di dicembre 2018?
Infine, volevo raccontarvi del mare di stamattina che era azzurrone e calmissimo sotto il sole a 18º, e di quello di stasera, argentato da una luna enorme che rifletteva una scia enorme che pareva un abbraccio enorme. Mare che è morbido, fluttuante, cullante, carezzante, àncora di salvezza; talvolta è anche violento, per sua volontà o per volontà altrui. Mare che si fa disperazione. Mare che si fa preghiera. Come questa, Mare nostro, che ho registrato qualche sera fa in un concerto. Ascoltatela. E così, Buon Natale!
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