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La Calabria è quella cosa che
prima della fine dell’anno si guarda dentro e cerca di analizzare cosa ne è stato dei 360epassa giorni trascorsi. E si interroga e si risponde in una sorta di seduta di auto-psicanalisi, una pratica di fai-da-te dell’animo tanto cara agli umani pensanti tendenti all’assoluzione.
È così che osserva quanto desiderato; osserva quanto progettato; osserva quanto realizzato; osserva quanto rimasto solo nei pensieri e nelle idee, tra i rivoli dell’arcaica velleità.
E mentre si confessa ferita e insoddisfatta tra un progetto di sviluppo e una ricerca di sinergie, tra un’ipotesi di rilancio e un contributo Ponte (volontario?), tra una Calabria una e quattrocentoquattro Calabrie, tra un colpetto di familismo e un rifiuto di capitale umano, tra un treno che non arriva e un aereo che non parte, tra chilometri di strade pericolose e gallerie intermittenti, tra borse del turismo e spot pubblicitari…
Tutt’a un tratto si rialza e assumendo un atteggiamento consapevole, riconoscendosi #meravigliosa e #straordinaria dal Pollino all’Aspromonte, dallo Jonio al Tirreno, nell’impeto di annunciare a tutti i buoni propositi per entrare nel nuovo anno, esclama: “L’anno nuovo mi porterà una trasformazione: non sarò più soltanto una penisola, avrò delle figlie. Mi nasceranno le “Isole Eoliche”!”.

Buon Anno Nuovo, Calabria!

(Immagine creata con AI Magic Canva, prompt Pixar Calabria pale eoliche)

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