E’ che io vorrei votare domenica prossima ma non me lo fanno fare. L’Italia non me lo consente. 1200 chilometri di distanza dal luogo di residenza, causa lavoro, non contano. Con altri 100 chilometri forse avrei potuto farcela: sarei risultata italiana all’estero e quindi avrei avuto il diritto a votare in un seggio diverso dal mio. Ma così no, italiana in Italia non si può. Non è prevista, infatti, da nessuna normativa, la possibilità che gli studenti ed i lavoratori fuori sede possano esprimere il loro voto. Non pretendevo di poter dare le preferenze, so che i candidati sono diversi da quelli della mia Circoscrizione. Ma almeno un voto di lista avrei voluto darlo. E invece no.
Nelle scorse ora ho firmato una petizione denominata #IOVOTOFUORISEDE per sensibilizzare il Ministro Boschi alla tematica ma, al momento, nessun provvedimento è stato preso in tal senso. E dubito sarà preso, visto le poche ore che mancano al voto.
Quindi, dovrei mettermi in viaggio, da estremo Nord a estremo Sud e dovrei fare tutto in 24 ore.
Ma anche questa è un’impresa ardua. Non riuscendo, per ovvi motivi, a fare tutto in 24 ore, dovrei prendere un giorno di libertà dal servizio. Non avendo un contratto a tempo indeterminato, dovrei prendere un permesso non retribuito, e nel CCNL Scuola questi permessi interrompono la maturazione dell’anzianità di servizio. E già siamo precari, se ci mettiamo anche a complicare il contratto di lavoro, è fatta.
Tra l’altro, la mia scuola sarà sede di seggio elettorale e, per le norme vigenti, essendo chiuso un plesso, il mio, ed essendo invece aperta la sede centrale, il personale dovrà restare a disposizione per eventuali necessità di servizio negli altri plessi.
Questo è il quadro della situazione.
Pertanto, miei cari connazionali, sono costretta a tenere il mio voto per me.
A voi auguro Buon Voto, io posso solo sperare che da questa tornata elettorale ci possa essere un’altra Europa e ancora l’Europa.
©lenotedimararechichi riproduzione vietata senza citarne la fonte