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foto (12)“Mamma, dormi?”
“No, sono sveglia da un pò.”
“Hai letto, hai visto chi è morto?”
“No, non ho visto niente.”
“E’ morto Pasquino Crupi.”

Non dormo più davvero. Salto su, la testa ancora mi rintrona dal riposo pomeridiano, piccolo ma intenso. Oggi che non avevo sognato le uova da bere e potevo svegliarmi senza tesori da cacciare, mi ritrovo adesso qui a soddisfare il desiderio di esternare poche cose sul Professore Crupi. Sul mio Direttore. Da ottobre 2010 a maggio 2012, infatti, ogni settimana tenevo una rubrica sul settimanale La Riviera di cui ne era Direttore. Le Note di Mara Rechichi sono nate lì, su quel settimanale, sotto la sua direzione. Corrispondevo i miei articoli da Torino e quando ritornavo a Locri, nei periodi di festa comandata andavo in Redazione a salutare i “colleghi”. Una volta, era il periodo di Natale, passai per fare gli Auguri. Lui era seduto, mi vide e non mi riconobbe subito (non ci vedevamo spesso) ma poi, all’annuncio dato dall’editore Rosario Condarcuri si alzò e mi venne incontro; mi tese la mano, mi salutò e mi parlò. Era molto ermetico quando parlava, quasi enigmatico. L’unica cosa che riuscii a capire distintamente fu: “Dottoressa, voi dovreste essere più convincente”. Non capii cosa volesse intendere e neanche glielo chiesi, per una sorta di deferenza e rispetto dell’autorevolezza letteraria che gli riconoscevo. E restai con l’interrogativo “forse dovrei avere un pensiero più aderente al suo?”, ma andai avanti coi miei scritti. Che lui puntualmente leggeva.
La mattina del 20 febbraio 2012 lo rividi. Me ne ero tornata da Torino, nella speranza e convinzione di poter restare nella mia terra. In treno, io andavo da Locri a Reggio, lui salì a Bova e si sedette, casualmente, vicino a me. Mi fece le feste, parlammo da Bova a Reggio. Prima di arrivare a destinazione, mise una mano nella sua borsa e tirò fuori un libretto nero: Agenda letteraria calabrese 2012, a cura di Pasquino Crupi. Prese la penna, aprì la prima pagina e ci scrisse sopra: A Mara, che scrive con una mano appesa al cuore. In treno x Reggio il 20 febb. 2012. P C (la sua firma con le iniziali).

Ero, credo, diventata più convincente. Non ho più visto il Direttore, da quando ho saputo che stava male, ho scelto di non vederlo. Avevo ricordi più belli di un letto di malattia, o di un viso segnato dalla malattia, come quello visto in questi ultimi giorni in tv e su giornali negli articoli che lo riguardavano: presente fino alla fine in eventi riguardanti il Meridione, la Calabria e la calabresità.  Restano a me, e restano a tutti quelli che lo hanno conosciuto, tanti suoi preziosi ricordi tangibili: scritti, libri, Lune Rosse, Diavoli Neri, e quello sguardo severo e accogliente.

Addiu, Direttori. ‘Ndi vidimu all’attu mundu!

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